L'autocritica del comandante Schettino: «Non posso dire di essere stato bravo...»

«È stato un mio errore... non ho nessun modo di dire sono stato bravo in questo caso»: è la voce del comandante della Costa Concordia Francesco Schettino nel corso dell'udienza di convalida davanti al gip del 17 gennaio 2012, pochi giorni dopo il naufragio. Alcuni spezzoni audio dell'udienza sono stati pubblicati sul sito del Corriere Fiorentino, il dorso locale del Corriere della Sera. «Ero convinto che passando a 0.28 non ci fossero problemi», dice uno Schettino sensibilmente stanco e prostrato: «Ho fatto un'imprudenza». E ancora: «Dio me l'avrebbe mandata buona se non avessi messo il timone a dritta». «Da comandante non posso nascondermi dietro un dito. Devo essere consapevole e assumermi la responsabilità di aver fatto un errore nautico», dice Shettino che racconta anche l'origine dell'accostata al Giglio: «La settimana prima il maitre d'hotel che doveva sbarcare mi chiese se era possibile, visto che spesso accade che facciamo navigazione turistica. Mi disse «comandà, visto che io devo sbarcare mi farebbe piacere se lei passa dal Giglio a salutare l'isola». C'era cattivo tempo e gli dissi «la prossima volta lo facciamo». E lui me lo ricordo quella sera, a sette giorni di distanza». Dal ponte di comando, racconta ancora, «quando mi sono affacciato sulla prua mi resi conto che c'erano due scogli». «È la prima volta che vengo a Grosseto dal giorno del disastro perchè ci tenevo a incontrare il comandante Schettino che aveva un'opportunità unica con noi naufraghi: scusarsi con tutti per quello che ha fatto. Poteva essere un momento importante per lui per ricordare i naufraghi e per rispettare le vittime. È un assenza che ha pesato».

Così una dei superstiti della Costa Concordia, Chiara Castello, imprenditrice di Biella, ieri a Grosseto con la famiglia per partecipare alla commemorazione delle vittime nell'aula di tribunale ricavata al Teatro Moderno.

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