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Lavoro, la Fornero: "Si chiude fra 10 giorni" Ma la Camusso frena

Il governo intende chiudere tra il 21 e il 23 marzo. I nuovi ammortizzatori sociali andranno a regime nel 2015: "I fondi non saranno presi dal fondo sociale". La Camusso: "Oggi fatto un passo indietro"

Lavoro, la Fornero: "Si chiude fra 10 giorni" Ma la Camusso frena

Adesso c'è una dead line entro cui il testo della riforma deve essere messo nero su bianco. Il ministro del Welfare Elsa Fornero vuole chiudere entro la settimana prossima. A sentire la titolare del Lavoro saranno rispettati i tempi (ormai strettissimi) in modo da varare la riforma pur rispettando la concertazione delle parti sociali. L'obiettivo del governo Monti è ridurre i livelli di disoccupazione portandola a un 4-5% strutturale. "Questo è un tassello essenziale ai fini della crescita, con un forte coinvolgimento del sud - ha spiegato la Fornero - non c’è crescita senza equilibrio tra Nord e Sud".

Una settimana decisiva, dunque. La Fornero è al lavoro per riuscire a incassare un primo via libera su gran parte dell’impianto della riforma. In questo senso il ministro intende lasciare fuori soltanto la flessibilità in uscita e, quindi, la mina della modifica dell'articolo 18. Su quest'ultimo, spinoso punto la Ferrero sa molto bene che le posizioni al tavolo sono più difficili da conciliare. Si profila, infatti, la possibilità di un accordo parziale che lascerebbe il tema più spinoso fuori dall’intesa ma non della riforma. Secondo il Corriere della Sera, il governo punterebbe a un "modello tedesco" per i licenziamenti e a "un percorso negoziale che consenta alla Cgil di stare al tavolo fino all'ultimo momento". La percorribilità di un accordo "a tappe" in modo da blindare la riforma fin dove si riesce ad arrivare non trova, tuttavia, riscontro nel sindacato. "L'articolo 18 resterebbe solo per i licenziamenti discriminatori - spiega il quotidiano di via Salferino - per i licenziamenti economici è previsto un controllo da parte del giudice limitato alla verifica che non si tratti di un licenziamento discriminatorio". Il giudice non potrà, tuttavia, sindacare sull'effettività del motivo economico-organizzativo: "Il licenziamento seguirà una procedura sindacale e non ci sarà un diritto al reintegro ma solo a un congruo indennizzo".

Oggi pomeriggio la Fornero ha incontrato per la sesta volta le parti sociali. Si è parlato, in primis, di risorse. Dopo il rinvio voluto dal governo per individuare risorse pubbliche aggiuntive per finanziare la riforma degli ammortizzatori è su questo punto che le parti sociali attendevano infatti una risposta precisa. L'esecutivo punterebbe a introdurre una pianificazione, a rendere strutturali con una voce in bilancio spese (quelle al momento sostenute per la cassa in deroga) che oggi sono a saldo, con il rischio di finire fuori controllo. "I fondi per i nuovi ammortizzatori non saranno presi dal fondo sociale - ha spiegato la Fornero al termine del vertice - il governo si impegna a trovare le risorse al di fuori dei capitoli di spesa sociale". Ad ogni modo i nuovi ammortizzatori sociali andranno a regime nel 2015 in modo da accorciare il periodo di transizione della riforma cominciando già quest’anno.

Nelle intenzioni del governo c'è l'istituzione dell’Assicurazione sociale per l’impiego (Aspi) su cui sarà incentrata la riforma degli ammortizzatori sociali. Una forma di tutela e di sostegno al reimpiego che andrà a sostituire chi non rientra nella cassa integrazione ordinaria e che verrà applicata a tutti i lavoratori dipendenti privati e ai lavoratori pubbici con contratto non a tempo indeterminato. "Come requisiti per accedere al sostegno nella proposta del ministro si ipotizzano due anni di anzianità assicurative e almeno 52 settimane ultimo biennio - fanno sapere dal ministero - dodici mesi per la durata, che salgono a 15 per i lavoratori sopra i 58 anni". L’importo per la simulazione ipotizzata al tavolo è di circa 1.119 euro, con abbattimento dell’indennità del 15% dopo i primi sei mesi e di un ulteriore 15% dopo altri sei mesi. L’aliquota contributiva sarà dell’1,3%, incrementata di 1,4% per i lavoratori non a tempo indeterminato.

Per quanto riguarda la flessibilità in entrata e i contratti resta ancora fermo l’obiettivo di disboscare la giungla contrattuale per eliminare sacche di precarietà. Con le parti sociali non ci sono distanze sulla scelta dell’apprendistato come forma contrattuale di riferimento per l’ingresso al lavoro e del contratto di reinserimento per il reimpiego di chi perde il lavoro. L'ultimo punto da discutere resta - appunto - il nodo della flessibilità in uscita, con l’obiettivo del governo di una "manutenzione" dell’articolo 18. "Serve una revisione equilibrata della disciplina del licenziamento individuale", ha ribadito nelle ultime ore il Pdl Giuliano Cazzola. Per un accordo sarà decisiva la misura. A partire dalla Cgil. Anche se un "sì" unitario da parte della Triplice alla proposta della Cisl appare piuttosto improbabile. "Mi piacerebbe che questa volta la Cgil facesse la sua parte fino in fondo", ha chiarito Bonanni in una intervista alla Stampa facendo ben presente che se da parte della Cgil non ci fosse nessuna apertura la Cisl non permetterà che "il governo ne approfitti per fare da solo. Si sappia che noi resteremo attaccati al tavolo fino all’ultimo minuto della trattativa".

"No so dirvi dove saranno trovate le risorse, il Governo è impegnato a cercarle", avrebbe detto la Fornero secondo quanto riportato da un tweet della Cgil. Il dato certo, secondo il ministro, è che "non saranno sottatte ad altri capitoli di welfare".

"Il dato di oggi è un passo indietro", ha commentato la leader della Cgil, Susanna Camusso. L'accelerazione dell'ingresso della riforma degli ammortizzatori, spiega, "si traduce nel breve periodo, durante la crisi, in una riduzione della copertura e nessun vantaggio sulla prestazione economica".

"Sarebbe incredibile fare un accordo alle condizioni che stanno emergendo ora sulle agenzie di stampa", ha commentato il leader di Sinistra e libertà, Nichi Vendola, intervistato alla trasmissione Otto e Mezzo sulla riforma del Lavoro.

Dopo aver detto che "un accordo senza Cgil sarebbe un fatto gravissimo", Il governatore della Puglia ha poi aggiunto: "L'idea che si possa sospendere la cassa integrazione straordinaria o l'idea che la priorità non debba essere coprire il vuoto fondamentale che rappresenta il diritto al reddito per centinaia di migliaia di famiglie, è un'idea un pò drammatica".

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