Il Lazio è un caso, ora i congressi

Il Lazio è un caso, ora i congressi

di Non mi sorprende che in Italia molti politici e amministratori del Pdl diano vita a liste civiche. La sovrastruttura che dalla sua nascita anima il Pdl, anziché aiutare il cambiamento annunciato da Alfano, oppone incomprensibili resistenze. Il rapporto tra la cosiddetta struttura di partito e la suddetta sovrastruttura è così stretto e vincolante (e in alcuni casi asfissiante) che chiedersi quale delle due causi l’altra è un po’ come chiedersi se sia nato prima l’uovo o la gallina. Non celebrare i congressi a Roma e nel Lazio significa alimentare quel senso di rinuncia alla politica come strumento di cambiamento.
Viene da chiedersi come mai autorevoli esponenti eletti del Popolo delle libertà facilitino la nascita e lo sviluppo di attività civiche per poi puntualmente rinnegarle. Quando i partiti hanno rinunciato ad offrire spazi interni di confronto spesso si sono sviluppate, nella migliore delle ipotesi attività civiche esterne e, nella peggiore, contestazioni e proteste di piazza, fini a se stesse. Invito tutti a parlare meno sui giornali e a rispettare almeno tutti quegli iscritti che ancora credono nella vita associativa del partito. Lo stop and go non è una regola politica ma una becera tattica, desueta anche nella prima Repubblica.
Nei prossimi giorni non saremo certo noi, che abbiamo presentato una mozione congressuale per aprire il dibattito e far crescere il partito, a impedire l’auto convocazione dei congressi di Roma e delle province del Lazio.

Il congresso di Roma, come affermano in molti potrà diventare non tanto una vetrina nazionale ma, a nostro parere, dovrà essere utile a ristabilire un giusto equilibrio di tutte le forze in campo per contribuire attivamente al governo della Regione e a stabilire con quali programmi, regole e uomini affrontare le future amministrative di Roma.
*Presidente dei Cristiano popolari-Pdl

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