Roma Mentre Pd e Pdl si arrovellano su elezioni e primarie, Mario Monti attacca il centrodestra prendendo spunto dal disegno di legge sulla corruzione, incassa le lodi dell'Ocse e una bocciatura da Luca Cordero di Montezemolo. In altre parole il premier, complici le novità nel Lazio, è finito in mezzo a una campagna elettorale che è entrata nel vivo. E dalla quale lui non si smarca più di tanto, come dimostrano le parole pronunciate alla conferenza italiana dell'Ocse.
Il premier non nomina direttamente il Pdl, ma il riferimento è chiaro: «C'è un'inerzia comprensibile, ma non scusabile da alcune parti politiche» nel portare a termine il ddl anticorruzione che comunque il governo, assicura il presidente del Consiglio, vuole «portare a termine». Avverrà, precisa, all'interno di «un pacchetto equilibrato» in materia di giustizia, perché «crediamo che la logica del pacchetto vada tutelata».
Torna sul tema la Guardasigilli Paola Severino, osservando che «si può percorrere la strada delle modifiche purché ci sia un accordo politico nella maggioranza molto chiaro e serio sui tempi dell'approvazione» del testo. E purché si giunga al via libera definitivo entro la fine della legislatura.
Il richiamo alle resistenze sul disegno di legge ha chiaramente irritato il primo partito della maggioranza ma, a giudizio della sinistra, Monti non ha chiuso a sufficienza la porta alle richieste del Pdl. «Non accettiamo critiche generiche di inerzia della politica sulla legge anticorruzione. Il presidente Monti sa bene che il Pd vuole approvare subito la legge al Senato e anzi chiediamo al governo di non accettare veti e ricatti da parte del Pdl», ha tuonato Marina Sereni del Pd. Il presidente del gruppo Pd alla Camera Anna Finocchiaro rincara la dose: «Non sono più sopportabili gli stop e l'atteggiamento del Pdl su questa materia». La replica del Pdl arriva con il capogruppo in commissione Giustizia alla Camera, Enrico Costa: il Pd «dimentica che il ddl anticorruzione è stato presentato da Angelino Alfano quando era Guardasigilli. Non è produttivo fare inutile propaganda su un tema così delicato». L'ex ministro Franco Frattini, vede nel ddl anti corruzione la chiave per fare ripartire la politica dopo le vicende del Lazio. Il Ddl è «un provvedimento che, in un momento di vulnerabilità della politica, tutte le forze politiche hanno il dovere di approvare». L'idea dell'esponente Pdl è un emendamento per convogliare i soldi confiscati ai politici in un fondo per abbassare le tasse.
Problemi minori per il premier, più sensibile agli umori delle organizzazioni come l'Ocse. Secondo l'organizzazione dei Paesi più sviluppati del pianeta le riforme del governo porteranno un 4% di Pil in più. «Se le liberalizzazioni hanno portato il Paese a una media simile o superiore a quella dei Paesi Ocse, la percezione delle difficoltà dalle aziende è ancora alta», ha commentato il premier. Ancora più prudente il ministro dell'Economia Vittorio Grilli, che ieri, ha ricordato come le stime del Def siano meno ottimistiche di quelle Ocse.
Quello che conta, per Monti, è che il Paese sia uscito dall'emergenza. «Quando il governo è entrato in carica l'Italia affrontava una pericolosa situazione economica, che avrebbe potuto portare all'insolvenza del debito sovrano e alla perdita della sovranità economica». Con le manovre «l'Italia ha potuto togliersi da quella lista di paesi dell'Unione europea che creavano problemi alla stabilità dell'Eurozona»,
Tra quelli che non credono alle ricette di Monti, almeno per quanto riguarda la crescita, Luca Cordero di Montezemolo che ieri ha ribadito di non considerare quelle del premier delle liberalizzazioni. «Sono abbastanza stupito - ha detto il presidente di Ntv e Ferrari - che un governo con un presidente del Consiglio che ha fatto con grande coerenza e determinazione in Europa e non soltanto delle liberalizzazioni un credo di tutta la sua vita non sia riuscito con questo governo ad affrontare un tema fondamentale, che è quello delle liberalizzazioni in generale e dei trasporti in particolare».
A vuoto, insomma, gli appelli come quello di Pier Luigi Bersani. Mario Monti è «una persona importante anche per la prospettiva del Paese» ma, secondo il segretario Pd è «meglio non metterlo nella contesa elettorale». Troppo tardi.
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