Lecce, tenta il suicidio Imprenditore salvato da intervento della figlia

Due suicidi davanti ai bimbi: a Lecco intervento decisivo di una 15enne. E a Vicenza un uomo si toglie la vita sotto le finestre di una scuola

Lecce, tenta il suicidio Imprenditore salvato da intervento della figlia

La figlia di 15 anni lo salva tenendolo sollevato per i piedi, aspettando che arrivi mamma per sciogliere il nodo della morte. Un altro invece raggiunge il suo obiettivo, alle 7 di mattina, e rimane appeso a un cappio costruito in mezzo a un parco, con gli alunni della scuola elementare confinante che se lo ritrovano davanti al suono della prima campanella.

La disperazione di due uomini è arrivata al punto di non curarsi del rischio di infliggere a occhi innocenti uno spettacolo di orrore capace di provocare traumi indelebili.

Calolziocorte (Lecco) e Vicenza due tragici dispacci dal fronte della guerra che si sta combattendo contro la tenaglia della recessione e che gli imprenditori, soffocati da debiti e gabelle, non riescono più a combattere. E decidono di farla finita, nella maggioranza dei casi riuscendoci e, purtroppo in minoranza, strappando una proroga inaspettata in questa vita d'inferno. Un terzo caso è registrato ieri a Bologna: un commerciante di casalinghi, 48 anni, è stato ritrovato morto impiccato nel suo negozio di via Duse. Ha lasciato un biglietto: stando alle prime informazioni, aveva pendenze aperte con Equitalia, un incubo ormai per chi fa impresa.
Franco di Marco, 44 anni, trasportatore, è la disperazione che diventa speranza. Negli anni scorsi aveva aperto una pizzeria a Calolziocorte ma le cose non erano andate come sperava. Di qui la scelta di chiudere i battenti e di puntare su un'attività di trasportatore. Evidentemente l'insuccesso imprenditoriale precedente aveva lasciato qualche strascico e, secondo quanto riferito dai carabinieri che stanno cercando di fare luce sulla vicenda, una cartella esattoriale di quasi 100 mila euro spedita da Equitalia lo avrebbe fatto precipitare nell'incubo. Due conti bastano per capire che il suo stipendio attuale e quello della moglie non bastano certo a sanare il debito. Di qui la scelta di farla finita, di cedere di schianto al «nemico» economico. Il suo piano è sventato dalla prontezza di riflessi della figlia quindicenne, che lo vede, lo solleva, chiama la mamma, per poi correre tutti all'ospedale. «Sta meglio e speriamo che tornerà a casa presto», dirà un parente all'uscita dall’ospedale.

Ieri mattina a Vicenza, invece, Bruno Ferrari, 52 anni, agente immobiliare, non ha trovato nessuno a fermarlo. Anche perché il suo progetto di resa era così ben congegnato da aspettare la partenza della moglie e del figlio per una vacanza prima di passare alla fase di realizzazione. Gli affari gli andavano maluccio negli ultimi tempi, il settore è quello che è ed evidentemente non garantisce margini di guadagno sufficienti. Pare avesse un debito di 7.000 euro. Esce di primo mattino dalla sua casa di Vicenza, trovata poi in ordine dalla polizia, ed entra nel parco di via Adenauer, vicino a una scuola elementare. Il rito macabro è il solito, nessuno lo vede, la morte arriva mentre la città ritrova lentamente la vita. «Mamma, cosa fa quell'uomo?», chiede un bambino poco prima di entrare a scuola. Impossibile dare una risposta comprensibile. La scuola ha dovuto evacuare le aule da cui si assisteva alla scena di morte.
«In casi come questi ci si può solo fermare e riflettere», commenta Achille Variati, sindaco di Vicenza, colpito dal gesto estremo del concittadino. Non è esagerato parlare di guerra, basta consultare il bollettino di questa prima parte dell'anno. A tenere la funerea contabilità è la Cgia di Mestre, che aggiorna a quota 35 il numero di suicidi tra imprenditori in Italia. Di questi, la maggior parte, 12, oltre il 35%, hanno riguardato titolari d'impresa veneti. «Dall'inizio della crisi, nel gennaio 2009, le cose nel Veneto stanno assumendo i tratti di un bollettino di guerra - osserva Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre -. La Cgia stima che siano 37 i piccoli imprenditori veneti che si sono tolti la vita per motivi economici legati alla crisi. Questa escalation sembra non avere fine. Per questo chiediamo al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, di intervenire facendo capire che le istituzioni sono vicine a chi quotidianamente è chiamato a fare impresa».


Altri, più avvelenati, auspicano che le istituzioni, alcune istituzioni, restino invece più lontane. In questa guerra si fa fatica a distinguere gli amici dai nemici. Il mix di disperazione e rabbia forma un ordigno deflagrante e disinnescarlo adesso è tremendamente difficile.

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