È agosto e nella Lega si accende il dibattito letterario-filologico, manco il partito di Bossi fosse l'Accademia della Crusca. Domenica il Senatùr aveva bocciato quel «mattone» de I Promessi Sposi e definito Alessandro Manzoni «una canaglia al servizio del re d'Italia», per rilanciare il dizionario padano? Flavio Tosi sale in cattedra e, alla Zanzara su Radio 24, spiega che invece «Manzoni ha scritto romanzi meravigliosi, dai Promessi Sposi, che sono i più noti, alla Storia della colonna infame». Insomma, l'ex capo sta esagerando. Forse Umberto non lo sa ma ce ne sarebbero di «cose scritte da Manzoni veramente avvincenti, è un grande della letteratura italiana. E dunque definirlo uno strumento e offenderlo è offensivo nei confronti sia del popolo italiano che della grande capacità di Manzoni». Zitto e mosca. Bossi che conta i giorni che ci separano dalla pubblicazione del nuovo dizionario italiano-padano, l'ha combinata grossa e fatto un favore a chi proprio non lo regge più.
Il rude condottiero è inciampato facendo lo stesso errore di chi parla male di Fellini, degli spaghetti e di Venezia. Perde facile e gli tirano pure le pietre. D'altronde il fondatore sta cercando di uscire dal cono d'ombra in cui è precipitato in seguito alle note vicende che sono costate il posto da consigliere regionale al figlio Renzo. Umberto barcolla ma non molla. E cerca di rientrare nei cuori dei padani, alzando il tiro e sfidando le leggi del buonsenso fino al punto di lanciarsi nel campo della critica letteraria e del revisionismo storico. Si era abituato male. Ma, se qualche mese fa, le dichiarazioni di un Bossi alla frutta non avrebbero trovato la minima opposizione all'interno della Lega Nord, non è così nel Carroccio dell'epoca Maroni. A prodigarsi nel sottolineare la pochezza intellettuale della boutade bossiana è stato uno dei fedelissimi dell'ex ministro dell'Interno.
É talmente solo Bossi, che Tosi si diverte a difendere Roberto Maroni, l'antidoto a Bossi accusato «ingiustamente» dal nuovo sindaco di centrosinistra di Villaputzu di non aver pagato alla precedente amministrazione l'ormeggio della barca in Sardegna. «Non è stata colpa sua, si è solo trattato di un'omissione. Se una pubblica amministrazione non richiede quello che gli è dovuto, è colpa della pubblica amministrazione e non certamente del destinatario. Io non mi permetterei mai di non far pagare alcunchè a nessuno, perchè non posso permetterlo e poi dovrei risponderne alla Corte dei Conti». Infatti. Meglio tornare alla critica letteraria e alla solitudine di Bossi. Già, perché Tosi, che ha cercato di liquidare l'incidente, ha via via perso la pazienza. «Ma che stiamo scherzando? Alessandro Manzoni non scriveva solo perché il Re gli aveva detto di scrivere qualcosa.
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