Politica

Lega, arrestato Belsito

Il provvedimento contro l'uomo dello scandalo fondi del Carroccio eseguito dalla Guardia di Finanza. Ordinanza anche per Stefano Bonet

Lega, arrestato Belsito

Riparte bruscamente l'indagine milanese sugli affari della Lega Nord, quella che l'anno scorso investì in pieno Umberto Bossi e i fedelissimi del suo"cerchio magico". La Guardia di finanza arresta questa mattina Francesco Belsito, all'epoca dei fatti tesoriere del Carroccio, l'uomo degli investimenti misteriosi in Tanzania e a Cipro. Belsito, che era indagato a piede libero per truffa ai danni dello Stato, finisce in carcere per associazione a delinquere, appropriazione indebita e riciclaggio. Insieme a lui l'ordine di custodia chiesto dalla procura di Milano raggiunge altre tre persone tra cui Stefano Bonet, l'interrmediario della Lega per gli investimenti in Tanzania. In cella anche Romolo Girardelli, detto "l'ammiraglio", procacciatore d'affari genovese che - secondo le procure di Milano e Reggio - costituisce il punto di contatto tra Belsito e alcuni esponenti della 'ndrangheta calabrese, in particolare la famiglia De Stefano. Indagato a libero risulta d'altronde Bruno Mafrici, calabrese, chiamato "l'avvocato" anche se non risulta iscritto all'ordine, nel cui ufficio milanese nella centralissima via Durini si incrociavano molti affari oscuri del comitato d'affari di Belsito. Secondo l'ordine di custodia i quattro "si associavano tra loro allo scopo di commettere una serie indeterminata di reati di appropriazione indebita, riciclaggio, truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche". Belsito avrebbe agito "quale tesoriere della Lega nord e sottosegretario alla presidenza del consiglio , vicepresidente di Fincantieri (societa controlata dallo Stato) in grado di influenzare le decisioni di istituzioni e grandi imprese pubbliche e private e quali ad esempio Fincantieri, Siram, Grandi Navi Veloci in forza del potere politico derivante dalle cariche rivestite". Otto milioni l'importo complessivo contestato ai quattro. Belsito è stato prelevato all'alba nella sua abitazione genovese e trasferito nel carcere milanese di San Vittore. Il suo difensore si è dichiarato "stupito" per il provvedimenti della magistratura. É una svolta imprevista ed improvvisa, perché arriva quando le indagini erano apparentemente vicine alla conclusione, e la procura stava lavorando alla richiesta di rinvio a giudizio per tutti gli indagati, compreso Umberto Bossi e i suoi familiari. Cosa abbia fatto scattare la decisione dei pm Roberto Pellicano e Paolo Filippini di spedire in cella Belsito e gli altri é per ora ancora da capire. Una delle ipotesi è che Belsito abbia cercato, nonostante non ricopra più alcun ruolo ufficiale, di movimentare ancora una parte dei capitali trasferiti all'estero o comunque di nascondere le tracce delle operazioni compiute. Ma l'ipotesi è stata smentita dalla procura di Milano che fa presente come la richiesta di custodia, firmata solo oggi dal giudice preliminare Criscione, risalga a circa quattro mesi fa. Agli arrestati viene contestato il rischio di reiterazione del reato e di inquinamento delle prove. Appena pochi giorni fa Roberto Maroni, nuovo leader del Carroccio e governatore della Lombardia, aveva con un gesto plateale consegnato alle sezioni leghiste più meritevoli i diamanti acquistati da Belsito. Belsito è attualmente sotto inchiesta anche da parte della procura di Reggio Calabria per i suoi rapporti con ambienti legati alla criminalità organizzata. E a Reggio, in una indagine ancora in fase iniziale, Belsito é sotto accusa anche per una vicenda che potrebbe fornire dettagli illuminanti sulle vicende interne al Carroccio: il dossieraggio ai danni di Roberto Maroni, nella fase in cui l'ex ministro degli Interni si preparava a dare l'assalto, sotto l'onda delle vicende giudiziarie, alla leadership di Bossi. Il tesoriere avrebbe commissionato una serie di attività illecite per cercare di scoprire dettagli compromettenti a carico di Maroni. Per questo é indagato per accessi abusivi ai dati riservatie altri reati, e fino a poco fa sembrava che posse questo il filone di indagine più a rischio-manette.

Invece i pm di Reggio sono stati bruciati sul tempo dai colleghi milanesi.

Commenti