Lite Pd-Pdl: il Colle prepara blitz anti Porcellum

Senza accordo sulla legge elettorale, Napolitano interverrà con un messaggio alle Camere. E la Lega prova la mediazione

Lite Pd-Pdl: il Colle prepara blitz anti Porcellum

Sono due le condizioni poste da Giorgio Napolitano per fissare al 10 marzo l'election day di politiche e amministrative: prima bisogna approvare legge di stabilità e legge elettorale. E se per la manovra finanziaria prevale l'ottimismo, per le regole che devono sostituire il Porcellum l'accordo tra i partiti non sembra affatto scontato.
Per la legge di stabilità, secondo Gianfranco Fini, la strada è spianata: «La Camera l'approva giovedì, non ci sono motivi per pensare che il Senato non sia altrettanto sollecito e, anche se dovesse esserci una terza lettura, non ho dubbi che sarà approvata dal Parlamento entro fine anno». Il presidente della Camera la vede più difficile sulla legge elettorale: «Se non si cambia, dilagherà l'antipolitica. Oggi i partiti fanno ancora schermaglie, ma tra qualche settimana il re è nudo. Chi si opporrà ne pagherà le conseguenze».

Carlo Vizzini, presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, dopo essersi consultato con il presidente Renato Schifani annuncia che il testo sulle regole elettorali sarà in aula dal 26 novembre e dunque entro la prossima settimana si dovrà chiudere l'esame in commissione. «Siamo pronti a notturne e la maggioranza dovrà essere ampia, per evitare che la Camera diventi un Vietnam».

Il braccio di ferro sull'entità del premio di maggioranza e le preferenze è tra Pdl e Pd, con accuse reciproche di provocare l'impasse. Per il capogruppo alla Camera dei pidiellini, Fabrizio Cicchitto, i democratici devono far capire se hanno «un atteggiamento costruttivo o se fanno come l'asino di Buridano, che scarta ogni proposta per rimanere con la legge attuale».

Replica Anna Finocchiaro, presidente dei senatori Pd: «Un eterogeneo assembramento non vuole che alle prossime elezioni ci sia un vincitore. Si cerca di erigere una nuova conventio ad excludendum verso il Pd».

Vizzini raccomanda alle forze politiche di cercare un'intesa, magari sull'ultima proposta di mediazione, quella leghista del padre del vituperato Porcellum. Il lodo di Roberto Calderoli prevede un bonus progressivo: se nessuno raggiunge il 40 per cento dei voti, alla prima coalizione va il 15 per cento dei seggi se arriva tra il 25 e il 30 per cento; chi è tra il 30 e il 35 per cento vince il 20 per cento; tra il 35 e il 40 per cento il «premietto» è del 25 per cento; oltre il 40 tocca il 30 per cento.

Calderoli avverte che questo suo «ultimo tentativo» per superare lo stallo può evitare che il Quirinale invii un messaggio alle Camere, per chiedere almeno il recepimento delle indicazioni della Corte costituzionale sul Porcellum: l'introduzione di una soglia di sbarramento al di sopra della quale far scattare il premio di maggioranza.
L'ex ministro si rivolge soprattutto a Pier Luigi Bersani, «perché è quello che ha puntato i piedi su argomenti non condivisibili».

Ma il Partito democratico è fermo sulla sua proposta.

Luigi Zanda, vicepresidente del gruppo a Palazzo Madama, spiega che quella di Calderoli «può funzionare solo se produce effetti che coincidano con quelli della formula del professor D'Alimonte: chi raggiunge la soglia del 40 per cento ha il 54 per cento reale dei seggi. Se nessuno la tocca, il premio di aggregazione non può essere inferiore al 10 per cento vero».

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