Legge elettorale difficile, al Nord rispunta l'asse Pdl-Lega

RomaÈ da settimane a un passo dal traguardo. Ma quando l'obiettivo appare vicino le fibrillazioni interne ai partiti finiscono per gettare sabbia negli ingranaggi, fermare il motore e riportare la trattativa alla casella del via. Così, dopo l'accelerazione post-ferragostana sulla bozza Verdini-Migliavacca, il cammino della legge elettorale è tornato a essere improvvisamente accidentato. Una frenata confermata dal presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri. «Purtroppo gli annunci di un paio di settimane fa si sono rivelati un'illusione, la situazione oggi è più difficile rispetto a fine luglio» spiega.
Per provare a sbrogliare la matassa Silvio Berlusconi ha convocato a Palazzo Grazioli un vertice domani all'ora di pranzo, nello stesso giorno in cui si svolgerà su questo stesso tema la riunione del comitato ristretto della commissione Affari Costituzionali. Un incontro, quello voluto dal presidente del Pdl, che servirà anche a fare il punto in vista della ripresa dei lavori parlamentari. Berlusconi e Alfano, qualora non si trovasse l'accordo, sono intenzionati a procedere con l'esame del ddl in plenaria in prima commissione. Un modo per indurre i partiti a mettere sul tavolo le loro carte. Il problema è che dentro il partito di Via dell'Umiltà - così come dentro il Pd - esistono ancora spinte contrapposte e aperte distanze su alcuni punti. Gli ex An ad esempio, con l'eccezione di Altero Matteoli, sono pronti a sferrare una nuova offensiva per le preferenze, anche come strumento di garanzia anti-marginalizzazione. Per questo ad agosto hanno continuato a raccogliere le firme e hanno fissato nuovi appuntamenti popolari per questa settimana. «È inutile girarci attorno» dice Ignazio La Russa ad Affaritaliani. «Né i collegi né l'attuale legge sono ciò che la gente vuole. Il Porcellum prevede una lista,redatta dai partiti. Mentre con i collegi il partito sceglie chi si deve candidare nel collegio. Le preferenze consentono una vera scelta». Posizione condivisa anche da Gasparri. «La sinistra fa passi indietro perché vuole conservare la legge vigente. Il Pdl insisterà per le preferenze, per noi è questione essenziale». Maurizio Bianconi,invece azzarda una previsione: «Come al solito si farà la riforma il giorno prima del voto. C'è chi pensa di salvarsi cucendosi una riforma su misura. In realtà basterebbe migliorare la legge attuale».
Di certo con qualunque legge si andrà a votare non sarà facile produrre una maggioranza in grado di governare. Un sondaggio Ipr-Marketing ha provato a descrivere gli scenari post-voto nel caso di una riforma proporzionale con sbarramento al 5% e un premio al partito del 10 o 15%. Il verdetto è chiaro: solo una riedizione della grande coalizione avrebbe una maggioranza forte tra i 435 (in caso di premio al 10%) e i 445 deputati (con premio al 15%). Pressochè impossibili i governi fondati su altre maggioranze. Infine segnali di fumo verso il Pdl arrivano dalla Lega.

«Formigoni resterà fino al 2015. Ma dopo se in Lombardia passerà un leghista l'accordo col Pdl si può fare» dice il sindaco di Verona, Flavio Tosi. «Vogliamo aiutare il Nord a crescere, per poterlo fare servono tre governatori della Lega».

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