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Legge elettorale, Napolitano: "Non si discute legittimità delle Camere"

Il capo dello Stato blinda se stesso e lancia il diktat: "Superare il proporzionale". Ma Brunetta: "Il Parlamento non può fare riforme". Sfida tra Camera e Senato.

Legge elettorale, Napolitano: "Non si discute legittimità delle Camere"

La legittimità del Parlamento non è in discussione. Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha ribadito da Napoli, dove si trova in visita, che la sentenza della Corte costituzionale sulla legge elettorale non è un giudizio di merito sul governo.

Ieri la Consulta ha bocciato il porcellum al termine di una lunga camera di Consiglio, accogliendo un ricorso che rilevava il profilo di incostituzionalità della legge, facendo leva su due punti: le liste bloccate e il premio di maggioranza senza soglia.

La Corte, ha spiegato il capo dello Stato, non ha messo in dubbio la legittimità delle Camere. Anzi, la sentenza la Consulta "si riferisce al Parlamento attuale dicendo che esso stesso può approvare una riforma della legge elettorale".

Napolitano ha però anche ribadito che è ora "un imperativo" mostrare volontà di cambiamento e "ribadire il già sancito, dal 1993, superamento del sistema proporzionale". Per superare il bicameralismo perfetto e ridurre il numero dei parlamentari serve soltanto la "volontà politica".

Ai microfoni del Tg2 Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati, ha replicato al capo dello Stato facendogli presente che, dopo la sentenza della Consulta, il Parlamento non solo non può affrontare le grandi riforme costituzionali, ma non può nemmeno riformare la giustizia. "Non si possono affrontare i grandi impegni del nostro Paese nei confronti dell’economia, basti vedere che tipo di legge di stabilità è stata fatta - ha commentato - nulla sarà come prima".

Il presidente della Camera, Laura Boldrini, ha annunciato nel pomeriggio che sentirà il collega Pietro Grasso per trovare un'intesa sulla riforma della legge elettorale, "urgente" e per cui è "cruciale la collaborazione istituzionale".

I parlamentari del Nuovo Centro Destra di Angelino Alfano hanno criticato il presidente del Senato, a cui hanno chiesto di non "piegare i propri comportamenti alle pretese di partito o di frazioni di partito", che farebbero venire meno il "ruolo istituzionale" della prima carica dello Stato.

Critiche a cui ha risposto il Pd, che ha definito "irricevibili minacce" le parole degli onorevoli.

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