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La leggerezza di re Giorgio

Milano«Il lavoro di tre mesi in sette minuti» dice Armani della sua poetica sfilata di ieri mattina a Milano. «Una donna eterea e allo stesso tempo con grinta - continua - meno legata alla trita quotidianità del portare i bambini all'asilo oppure il cane a far pipì: una che riesce a sognare pur tenendo i piedi per terra». Meglio di così la collezione dell'estate 2014 non può essere descritta perché stavolta come non mai lo stilista più famoso del mondo è riuscito a far coincidere la moda con i modi di questo nostro tempo inquieto e i suoi sogni con i bisogni delle donne. La leggerezza, punto d'arrivo per chiunque progetti lo stile contemporaneo, per lui è un punto di partenza, il più difficile e inafferrabile che si possa immaginare. Infatti le celebri giacche sembrano fatte d'aria pur cadendo come al solito con impeccabile grazia sul corpo. Due varianti, con la schiena in velo trasparente punteggiato da innumerevoli cristalli, tolgono letteralmente il fiato: un modello che passerà alla storia come «la giacca di cristallo».
Poi ci sono i pantaloni morbidi e al tempo stesso scultorei, una specie di magia che a nessuno riesce bene come a lui. Arrivano quindi le belle gonne pareo corte e drappeggiate con estrema misura sulle gambe e infine tanti aggraziati abiti interi da giorno, cocktail e sera. Più belli del solito (e francamente era difficile) gli accessori tra cui le scarpe che sono un oggetto di puro design in cui coincidono senza parere i sandali infradito, gli stivali Camperos e quei tacchi sottili estremamente donanti per cui le belle gambe diventano il compasso con cui le donne misurano il mondo. Indimenticabile l'armonia tra colori, forme e decorazioni sia nel caso delle stampe floreali sovra ricamate per ottenere un garbato effetto 3D, sia in quello delle grandi collane nella parte giorno e dei cristalli usati come punto luce un po' dappertutto. Tra i colori si segnala un sorprendente blu Majorelle (il più raro dei blu africani, nato nel giardino della villa di Saint Laurent a Marrakech), le mille sfumature degli anemoni, il rosso aranciato del corallo di Sciacca.
La collezione Ferrè disegnata da Federico Piaggi e Stefano Citron ha invece una palette volutamente razionalizzata: dal bianco ottico a quello naturale passando per tutti i toni del cipria, del nero e del blu. I due bravi designer hanno infatti lavorato su due ispirazioni diverse. La prima è Gia Carangi, l'iconica modella per cui fu inventato il termine «top», la cui tragica vita è raccontata nel film Una donna oltre ogni limite con Angelina Jolie. L'altra è il lavoro di Herb Ritts, lo straordinario fotografo che negli anni Ottanta glorificò il lato architettonico della moda con i suoi celebri scatti in bianco e nero. Tradotto in moda tutto questo diventa modelli di estremo rigore, con il punto vita sottolineato da una specie di obi (ovvero l'alta cintura che completa il kimono) e splendidi accessori come le polsiere metalliche oppure le scarpe-scultura. Disastroso il debutto di Sara Cavazza Facchini come direttore artistico di Genny.

Non basta guardare di sfuggita l'archivio e buttare un po' a caso sui capi il motivo a catene probabilmente inventato da Gianni Versace che ha collaborato anni con Genny per ricreare la magia di un marchio che ha accompagnato le donne in carriera nel gran gioco della seduzione.

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