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Letta scarica il ministro: Saccomanni sulla scuola finisce dietro la lavagna

Il premier costretto a sconfessare la linea del Tesoro: niente prelievi agli insegnanti Il titolare dell'Economia si giustifica: "Errore di comunicazione. Io mero esecutore"

Letta scarica il ministro: Saccomanni sulla scuola finisce dietro la lavagna

Roma - Dietrofront del governo sulle trattenute per gli insegnanti. Verranno cancellate: come aveva ordinato Matteo Renzi. Ai prof non verranno prelevati dalle buste paga i 150 euro all'origine dello scontro fra i ministri Saccomanni e Carrozza. L'annuncio arriva via Twitter, da parte del presidente del Consiglio, e da una nota di Palazzo Chigi.
Così, dopo i comunicati sferzanti dell'altra sera tra i due ministri, è il ministero dell'Economia a fare marcia indietro. «C'è stato un errore di comunicazione - spiega Fabrizio Saccomanni -. In casi del genere, il ministero dell'Economia segue indicazioni che non sono arrivate. È un mero esecutore» delle decisioni altrui. In parte, Maria Chiara Carrozza avalla l'impostazione: «Si è trattato di un pasticcio burocratico amministrativo», commenta il ministro dell'Istruzione. «E, comunque, Saccomanni non si deve dimettere». Mai nessun titolare del dicastero di via Venti Settembre era stato smentito così dal presidente del Consiglio.
Che si sia trattato di un pasticcio non c'è dubbio. Alimentato, a quanto sembra, dalla incomunicabilità tra i capi di gabinetto dei rispettivi ministeri. Quello dell'Economia avrebbe scritto al collega dell'Istruzione il 9 dicembre annunciandogli che avrebbe provveduto alla trattenuta per gli insegnanti. Non avrebbe mai ricevuto risposta, e gli uffici si sarebbero adeguati operando il taglio dello stipendio.
Tant'è che, a quattr'occhi, Saccomanni avrebbe anche consumato una personale vendetta nei confronti di Letta. Gli avrebbe fornito nome e cognome del responsabile del pasticcio per quanto riguarda il suo dicastero. L'uomo in questione sarebbe un alto burocrate che il presidente del Consiglio ha imposto al ministro dell'Economia, chiedendogli anche di azzerare i vertici del ministero. E Saccomanni ha rispettato l'indicazione del premier. Ma quelle scelte - avrebbe ricordato il ministro a Letta - hanno prodotto questa situazione.
Stesso discorso il presidente del Consiglio si è sentito ripetere dalla Carrozza. «A volte pasticci del genere avvengono senza che i ministri ne sappiano niente». Insomma, tutta colpa dell'alta burocrazia. Come se pagare o meno 150 euro agli insegnanti fosse argomento che può assumere un funzionario, senza l'avallo dell'autorità politica. Sembra il caso Shalabayeva.
«Speriamo che in futuro si eviti di prendere l'autostrada contromano», osserva Gianni Cuperlo, presidente del Pd. I renziani gongolano. Ad innescare il caso era stato, l'altro ieri, Davide Faraone, responsabile Scuola e Welfare nella direzione Pd. A cui s'era subito unita la Carrozza. Alla quale aveva risposto sferzante il ministero dell'Economia: il ministro dell'Istruzione trovi i soldi, riportava una nota di via XX Settembre (così come aveva fatto la Gelmini durante il governo Berlusconi di fronte ad un caso del genere).
Tutto alla luce del sole, come la «lite tra comari» della Prima Repubblica tra Rino Formica e Beniamino Andreatta. Maggiore cautela, invece, verrebbe usata da Renzi nei propri contatti informali. Al termine del pranzo con Mario Monti dell'altro ieri a Firenze sono iniziate a circolare voci che attribuirebbero al segretario Pd l'intenzione di proporre proprio l'ex presidente del Consiglio quale ministro dell'Economia di un eventuale governo in grado di negoziare con Bruxelles sconti sullo sforamento del 3%, in cambio di riforme strutturali. Saccomanni non accetterebbe soluzioni del genere.

Tra l'altro, i suoi rapporti con i commissari Ue Rehn ed Almunia (Affari economici e Concorrenza) non sono buoni: con il primo per i conti pubblici, con il secondo per il Monte Paschi.

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