Roma - Nel giorno in cui Napolitano dice la sua sulla condanna che ha colpito Berlusconi, il premier ha lasciato Roma per una manciata di giorni di vacanza nella natia Pisa.
Ma c'è da essere certi che prima di partire Enrico Letta abbia avuto qualche anticipazione più che rassicurante sulle intenzioni del presidente della Repubblica, e su quei passaggi del messaggio presidenziale che benedicono e blindano il suo esecutivo allontanando ogni ipotesi di «fatale» crisi di governo in seguito allo sconquasso causato dalla sentenza contro Berlusconi. Le parole di Napolitano sono chiarissime a questo proposito, e sono un nuovo, duro avvertimento a chi spera in elezioni anticipate, che per il capo dello Stato restano «arbitrarie e impraticabili»: non se ne parla, dice il Colle, il governo Letta non si tocca, «la preoccupazione fondamentale comune alla stragrande maggioranza degli italiani è lo sviluppo di un'azione di governo che guidi il Paese sulla via del rilancio dell'economia e dell'occupazione». Un orizzonte non di mesi, ma di anni per l'esecutivo Letta, chiamato a «procedere con decisione» anche sulla strada delle riforme istituzionali e della «rapida (nei suoi aspetti più urgenti) revisione della legge elettorale».
Non è un caso che da ieri mattina, nel silenzio di un Pd i cui esponenti sono per la maggior parte ai monti o al mare, sia stato il drappello dei fedelissimi lettiani a dettare la linea, con univoca chiarezza, e precedendo - sul terreno della necessità di preservare il governo dagli scossoni della politica e dello scontro giudiziario - il messaggio quirinalizio. Celebrando i successi di Palazzo Chigi e bacchettando chi, nel Pdl per il caso Berlusconi o nel Pd per le beghe congressuali, crea problemi al governo. «Per uscire dalla crisi definitivamente e tornare a crescere è necessario garantire stabilità all'esecutivo, attraverso un impegno responsabile di tutte le forze politiche - avverte ad esempio Paola De Micheli, pasdaran lettiana - Proprio per questo, scaricare sul governo questioni che nulla hanno a che fare con l'interesse generale del Paese è inaccettabile e non fa altro che alimentare quel miope autolesionismo che per troppo tempo ha caratterizzato la politica». Sulla stessa falsariga Marco Meloni: «Di fronte al calo dello spread è sempre più netta la distanza tra i benefici prodotti dall'azione concreta di governo e le polemiche quotidiane dei molti che operano per creare instabilità».
Dopo la nota lungamente attesa dal Colle, invece, è stato il segretario del Pd Guglielmo Epifani a fornire il commento ufficiale del partito partner di Silvio Berlusconi. Un commento molto di circostanza, che evita di sbilanciarsi su quelli che - temono nel Pd - possono essere letti come eccessivi riconoscimenti a Silvio Berlusconi.
«Una dichiarazione opportuna viste le pressioni che si sono create anche indebitamente.
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