RomaMarco Reguzzoni, bossiano, ex capogruppo della Lega alla Camera, da Berlusconi porte chiuse a un presidente leghista in Lombardia. Maroni ci puntava?
«Forse. Ma non è questo il problema. Continuando a parlare di poltrone non si va da nessuna parte».
Spesso neppure stando nel ghetto. Si corre per vincere, no?
«Nel 2008 abbiamo fatto un'alleanza con Pdl per il federalismo fiscale. Ora non c'è un progetto politico comune».
Perché l'uscita del Cavaliere? Pressioni di Formigoni e di Cl?
«Non voglio entrare nel merito di stucchevoli retroscena».
Insomma, dice «Meglio soli che mal accompagnati». Sembra di sentire un barbaro sognante.
(Ride) «Eh no... Questo no. Diciamo che io sono sempre stato un pragmatico. E cito Miglio. Diceva: Alleati anche con il diavolo pur di ottenere il federalismo».
Insisto: ma da soli in Lombardia quante chances avete di vincere?
«È irrilevante. Alle ultime amministrative siamo andati da soli e a Verona abbiamo vinto mentre in altre realtà abbiamo perso. E a nessuno è interessato. Ma la Lega non è attaccata alle poltrone».
Un'alleanza in Lombardia con il Pdl è impossibile senza che il Carroccio abbia la presidenza?
«Penso che, oggi, sia difficile».
E per le politiche del 2013?
«Dipende dal programma. Se oggi vado a dire alla sciura Mariuccia che ha un figlio disoccupato e la pensione decurtata che ci alleiamo col Pdl ci sputa in faccia».
Poniamo che si voti col Porcellum. In Veneto e Lombardia, Pdl e Lega in tandem avrebbero la vittoria in tasca. E il centrosinistra non avrebbe la maggioranza al Senato. È un dato che pesa per la strategia futura?
«No. Gli ideali non si barattano per qualche poltrona in più. Quando c'era da rompere, abbiamo rotto senza mai voltarci indietro. Anche a costo di finire all'opposizione».
O nel ghetto e contar poco: oggi la Lega è data tra il 5 e il 6%. Il che vuol dire 25 deputati e meno di 10 senatori. Oggi avete 60 deputati e 20 senatori.
«Le faccio due esempi: a Verona con Tosi la Lega ha vinto con meno del 10%. A Varese, io vinsi con il 69,9% mentre la Lega era al 20. In ogni caso non mi fa paura restare da solo. L'importante è prendere voti».
Ma una bella emorragia c'è. Dovuta a cosa? Gli scandali, le alleanze o le divisioni interne?
«Non lo so. So che quando mi sono dimesso perché me lo ha chiesto Maroni la Lega era oltre il 12%. Adesso vediamo cosa succede...».
Cosa si augura?
«Che tutti quelli con la ramazza, che hanno predicato pulizia e cambiamento, mettano in pratica quanto detto».
E come?
«Mettendo un limite ai mandati, per esempio. In Parlamento c'è gente che è lì da anni. S'è predicato il facce nuove? Le voglio vedere».
Una bella grana per Maroni: se si vota con le liste bloccate, Maroni dovrà scegliere tra bossiani e maroniani. Epurazioni in vista?
«A me interessa vedere gente nuova anche nel Carroccio».
Il Pd sta facendo le primarie. Il Pdl ci sta provando. Voi?
«Primarie o no, spero che si esprimano i militanti della Lega. Sì, si facciano pure le primarie. O si faccia votare la base nelle assemblee. In ogni caso mi auguro che non ci siano sempre i soliti in Parlamento».
La vostra bandiera resta il federalismo. Non le pare irrimediabilmente ammainata?
«Nel 2008 sapevamo che era un'occasione unica per poter portare a casa un risultato storico. Abbiamo dovuto inghiottire bocconi amari pur di arrivare a un passo dal sogno».
Poi?
«Fini è uscito dalla maggioranza e il cammino con il Pdl s'è interrotto. Ma il progetto resta valido».
Dopo la rottura con Fini si doveva andare subito al voto?
«Lo abbiamo detto in tutti i modi al Cavaliere. Ma non ha voluto ascoltarci».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.