Roma - La Merkel è accontentata: con il patto fiscale nessuno potrà più sgarrare sui conti pubblici. Ma adesso, archiviato il capitolo rigore, occorre scrivere quello sullo sviluppo. E Monti a Bruxelles gongola: «Il quadro è liberato dalle nebbie, dai lampi, dalle nuvole e dalle precipitazioni della crisi finanziaria e quindi su può guardare di più alla crescita».
Il premier si dice soddisfatto e azzarda: «È un segno che la crisi è un po’ uscita di scena, speriamo per sempre». Sull’eurotavolo, «le specifiche misure suggerite nella lettera dei 12 capi di governo, tra cui l’Italia, molto incentrate anche sullo sviluppo del mercato unico, oggetto di molto interesse e discussione». Quindi, sintetizza così: «Dopo il fiscal compact ora l’Europa si avvia a definire quello che chiamerei “economic compact”». E la Merkel? Ora sembra ammorbidita: nelle prossime settimane sentirà parlare di eurobonds e incremento dei firewall. Monti non dispera per il fatto che l’aumento del salva stati sia di fatto rimandato: «Oggi non è avvenuto ma è il primo marzo e di giorni ne rimangono 30». Il premier e la cancelliera ne discuteranno il 13 marzo, data del prossimo incontro bilaterale a Roma.
Ma il premier a Bruxelles parla anche di affari nazionali. Difende il suo lavoro con le unghie: «Il pacchetto liberalizzazioni votato dal Senato riguarda in grandissima parte i servizi, dalla distribuzione del gas ai servizi bancari e le libere professioni». Passi indietro? Per nulla: «L’invito è quello di guardare al testo finale. C’è qualche cambiamento ma non credo che il quantum di concorrenza sia minore, anzi, per certi aspetti è maggiore. Abbiamo agito con realismo e resistito alle pressioni». Poi coglie l’occasione per scrollarsi di dosso la critica di essere stato morbido nei confronti dei banchieri: «Mi dicono che sia stato forte con i deboli e debole con i forti... Non mi sembra che le banche abbiano considerato morbida l’azione del governo».
Poi riferisce degli elogi: «Abbiamo ricevuto molti apprezzamenti per il calo dei tassi di interesse e per la politica economica interna in generale». Non solo: «Apprezzamento è poi arrivato per l’accrescimento dell’impegno alla lotta all’evasione fiscale che richiede maggiori sforzi al livello europeo, anche per quanto riguarda paesi terzi come la Svizzera».
Ecco, la Svizzera. Monti rassicura: «Non si profilano accordi tra Italia e Svizzera sul modello di quelli stipulati con il Paese elvetico da parte di Germania e Gran Bretagna». E spiega: «Stiamo aspettando l’esame della commissione europea sui casi di Stati membri che hanno raggiunto accordi bilaterali con Berna e noi stiamo fortemente assecondando un’azione comunitaria». Tradotto: sì a tassare i capitali scappati in Svizzera ma solo sulla base di accordi comunitari. E su questo punto si profila un braccio di ferro Ue-Berna perché la Svizzera su un punto non cederà mai: che venga scalfito il segreto bancario. E non è detto che di questo parlino pure il ministro dello Sviluppo Corrado Passera che lunedì incontrerà la collega elvetica, Doris Leuthard.
Poi Monti cerca di spazzar via le polemiche sul suo futuro che aumentano ogni giorno che passa: «Se come credo le elezioni in Italia avranno luogo nella primavera del 2013, per me quelle elezioni significano solo l’orizzonte temporale di vita del governo che presiedo e sono intensamente concentrato su ciò che viene prima di allora; ciò che viene dopo non è un tema che mi pongo». Per adesso.
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