Il 20 ottobre 2011, dopo 42 anni ininterrotti trascorsi al potere, il raìs libico Muammar Gheddafi veniva ucciso nella sua città natale di Sirte. Le immagini crude del suo linciaggio dopo la cattura da parte di miliziani hanno fatto il giro del mondo. Si sperava che con la morte del Colonnello, sopraggiunta al termine di una guerra civile di fatto sostenuta con le armi da una coalizione internazionale autorizzata dall'Onu a «proteggere i civili»si sarebbe aperta per la Libia una nuova stagione di libertà. Le cose purtroppo sono andate - e stanno andando - solo in parte in questa direzione. È vero che la dittatura è finita e che nello scorso luglio sono state tenute per la prima volta libere elezioni, che hanno tra l'altro visto una sconfitta degli estremisti islamici.
Ma è altrettanto vero che la frattura tra le diverse componenti dello Stato artificiale che in realtà è la Libia, e in particolare tra la Cirenaica e la Tripolitania, non si è ricomposta; che rimangono in circolazione, pesantemente armate, diverse milizie contrapposte; che la minaccia dell'estremismo islamico rimane pericolosamente presente come dimostra la strage di Bengasi; e che il potere centrale libico, per sua stessa ammissione, nonè in grado di controllare la situazione. E non è un caso che Al Qaida sia entrata in azione alla vigilia dell'elezione del nuovo primo ministro da parte dell'Assemblea Nazionale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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