Parma - Un anno fa la fumata bianca, l'elezione quasi per «acclamazione» e le promesse di tanta aria fresca. Oggi, dopo 12 mesi a Cinque Stelle, la fumata è nera, l'odore è quello acre di un inceneritore e l'aria è quella di chi ha poca voglia di festeggiare questo primo compleanno di governo grillino. Parma si prepara: le celebrazioni sono il suo forte, ma il tempismo, stavolta, pare proprio di no. Fra poche ore l'inceneritore comincerà a bruciare i primi rifiuti, polverizzando innanzitutto l'unico «gran rifiuto» che il sindaco Federico Pizzarotti fece, dichiarandosi contrario all'impianto e sicuro di riuscire a bloccarne il completamento. Allora la mossa elettorale fu vincente: fra pochi giorni sarà passato un anno esatto e le sue parole granitiche - «Passeranno sul mio cadavere per accenderlo» - oggi, invece che destare preoccupazione per la sua incolumità, fan temere per la loro tragica vacuità.
Che quell'impianto, infatti, non si potesse bloccare semplicemente perché il Comune non ne aveva la possibilità, non essendo proprietario unico dell'impianto, e l'iter di realizzazione era ormai troppo avanzato, doveva essere chiaro a molti che, nel palazzo, hanno taciuto. Fuori invece, la gente ha creduto prima alla fiaba della penale troppo alta da pagare, poi ha sperato nel referendum popolare, promesso, ancorché inutile, ma nemmeno realizzato. In seguito i cittadini han cominciato a differenziare fior da fiore nel pattume, obbedendo ad un'idea da Folli, all'anagrafe Gabriele, l'assessore all'Ambiente che, mettendo il turbo alla raccolta differenziata in città (tra notevoli disagi nel centro storico) spera alzando la percentuale al 70% in qualche anno di «affamare» il mostro.
Anche nella munnezza a fine corsa però vige la regola della «livella» e così il Caronte dell'indifferenziato, se non dovesse ricevere rifiuti sufficienti da Parma, potrebbe avere la possibilità di procurarsi «carburante» da fuori, unendo il danno alla beffa per i cittadini. Pizzarotti, invece che ammettere di aver promesso ciò che non si poteva, ha nominato un supertecnico per vedere se le procedure del termovalorizzatore fossero regolari. Mentre lo scorso autunno la magistratura gli offriva un assist da Champions League, bloccando per qualche tempo i lavori nell'impianto, null'altro emergeva dal lavoro del «saggio» pagato dai contribuenti 16mila euro. I risultati del suo lavoro sono ancora ignoti. Così, quando il forno ha cominciato ad accendere i motori, Pizzarotti ha giocato l'ultima carta, chiedendo in Consiglio comunale l'istituzione dell'ennesima commissione sul termovalorizzatore. Proposta respinta perché se ci fosse qualcosa da «contestare» su eventuali irregolarità o sforamento nei livelli di emissione basta il potere della giunta stessa, senza passare da una più debole commissione.
Così dopo le prima cinquanta ore di collaudo, attese in questi giorni, il forno-monstre (su cui pende un esposto in extremis di due avvocati) dovrebbe essere acceso per sempre dalla seconda metà di maggio. Una circostanza che solo un anno, fra i fumi dei festeggiamenti per l'elezione di Pizzarotti, sembrava lontanissima e che ora è fumo negli occhi per tutti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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