Roma - Un quadro politico incerto. Un elettorato sfilacciato e frastornato. Intenzioni di voto estremamente mobili e un consenso che fa fatica a incanalarsi e a sedimentarsi in una direzione precisa. È una fotografia sfocata e in costante sviluppo quella che i sondaggi, compulsati a cadenza settimanale nel quartier generale di via dell’Umiltà, compongono. Un quadro non esaltante ma nel quale si iniziano a intravedere elementi di luce per un Pdl che, a dare retta alle rilevazioni interne degli ultimi giorni, sembra essere uscito dal tunnel e avere iniziato una lenta risalita dal punto più basso della curva del consenso.
Quel che è certo è che il profilo più deciso adottato da Angelino Alfano nelle ultime due settimane è stato percepito e vissuto come l’inizio di una nuova fase dall’elettorato di centrodestra. Per l’ex Guardasigilli non è certo facile nuotare nelle acque della lealtà critica verso Mario Monti, personaggio poco gradito agli elettori del centrodestra che lo considerano alla stregua di un abusivo al posto di Berlusconi. Il salto di qualità consumato con il «no» pronunciato sul vertice tripartito e i toni duri sull’infelice uscita del ministro Riccardi non sono passati inosservati presso il popolo del centrodestra. Tanto che le rilevazioni settimanali effettuate dal Pdl danno ora la formazione di Via dell’Umiltà in ripresa, vicino al 24%, e una popolarità in aumento per l’ex Guardasigilli. La scelta di responsabilità effettuata con l’appoggio al governo Monti inizia dunque a essere gradualmente assimilata. E la leadership di Alfano è ora maggiormente percepita e riconosciuta. C’è un ulteriore elemento che ritorna periodicamente in tutte le rilevazioni: la difficoltà dell’elettorato di centrodestra nell’accettare l’ipotesi di una prosecuzione di un’alleanza con il Pd. Una idiosincrasia verso un matrimonio considerato innaturale che coinvolge anche l’elettorato dell’Udc. I sondaggi descrivono, infatti, un’Udc meno forte nel caso di accordi politici fuori dall’alveo del centrodestra.
Sul fronte delle alleanze il lavorio diplomatico continua. Lo stato maggiore di via dell’Umiltà continua la partita a scacchi con l’Udc e il caso Palermo - dove il sì del partito di Casini a un’alleanza con il Pdl ha sparigliato le carte e spaccato il Terzo Polo - dimostra che le distanze non sono incolmabili. Anche a Verona, peraltro, Alfano e Casini si ritrovano sotto le stesse insegne a sostegno di Luigi Castelletti mentre a Catanzaro, dopo la rinuncia del candidato proposto dai centristi, Vincenzo Ciconte (che ha dichiarato pubblicamente di non poter «amalgamare al meglio le varie anime della coalizione») una confluenza sul candidato del Pdl, Sergio Abramo, non può essere esclusa. Al Nord, l’ex Guardasigilli è consapevole che Umberto Bossi non può farcela a vincere da solo e spera in un ravvedimento operoso del Senatùr, almeno ai ballottaggi. Per Alfano restano, però, un paio di spine da estrarre dal corpo del partito. Innanzitutto c’è il nodo Campania dove ieri a Napoli è stato eletto Amedeo Laboccetta coordinatore cittadino ma dove il partito resta diviso. Intricata è anche la situazione del Lazio dove i congressi continuano a slittare e da metà aprile potrebbero finire per essere celebrati a fine mese, nella speranza di riuscire a trovare quell’unità necessaria a lanciare la volata verso le comunali del 2013. Per Angelino Alfano si annuncia, insomma, una primavera politica a tinte forti.
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