L'insostenibile ipocrisia dell'Europa anti-Putin

Evviva, Bruxelles ha deciso da che parte stare, ha le idee chiare su chi siano i buoni e i cattivi nel caos ucraino. E ci mancherebbe. I nostri leader e burocrati europei non sono mica di primo pelo, sono ben avvezzi a rilasciare patenti di legittimità ai popoli che chiedono l'indipendenza. E il referendum in Crimea, proclamano a gran voce l'Unione europea e il G7, è «illegale» e il risultato «non sarà riconosciuto». I nostri soloni si appellano al diritto ricordando che la costituzione dell'Ucraina non prevede la secessione. Perché quella dell'ex Jugoslavia l'ammetteva? Macché. Eppure i leader illuminati d'Europa vent'anni fa non persero un secondo nel riconoscere l'indipendenza di Slovenia, Croazia e Bosnia, anche se violava la costituzione jugoslava. Come abbiamo ricordato in questi giorni, il doppiopesismo di Usa ed Europa continua a essere uno schiaffo alla nostra storia recente. Ora i maestrini della legittimità, sempre pronti a ridisegnare i confini quando fa comodo, dovrebbero spiegarci in base a quale principio i cittadini sloveni, croati, bosniaci, e aggiungiamo pure i kosovari (autoproclamatisi indipendenti nel 2008), abbiano più diritti di quelli della Crimea. Nessuno ci ha risposto, naturalmente. E non si sono neppure sognati di dire che gli unici ad avere titoli per pronunciarsi sarebbero il governo e il Parlamento ucraini.

Peccato, però, che a Kiev ci sia stato un golpe. Quindi niet. I nostri cari leader perciò ci risparmino i sermoni sulla legittimità e confessino che qui sono in ballo interessi che nulla hanno a che vedere con il diritto. Questa sfacciata ipocrisia ci ha stufato.

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