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"Liste per Forza Italia? Solo piccoli casi locali. Il Pdl non si scioglierà"

L'ex ministro: "Siamo già come il Ppe, sbagliato tornare indietro. La rottura con la Lega dispiacere personale, ma non tutto è perduto"

"Liste per Forza Italia? Solo piccoli casi locali. Il Pdl non si scioglierà"

Onorevole Gelmini era at­tesa alla festa del Secoloa Mila­no. Pare ci siano rimasti male quando non l’hanno vista arriva­re...
«Ho mandato un messaggino a Ignazio La Russa spiegando che mi sono concessa una pausa familiare. Avevo bisogno di passare due gior­ni con mio marito e mia figlia Em­ma. Altrimenti non sarei mancata».

Allora si va avanti insieme con gli ex An? O la pensa come Ga­lan, meglio divisi? 
«Il Pdl è nato da una grande intui­zione di Berlusconi che ci ha con­sentito di vincere le elezioni del 2008. Sarebbe sbagliato tornare in­dietro. Abbiamo storie ed identità politiche diverse e abbiamo attra­versato una stagione di congressi dove non è mancata qualche frizio­ne. Ma il processo democratico è servito e ora il partito è più forte e più coeso.Abbiamo resistito alla cadu­ta­del governo e alla perdita dell’alle­anza con la Lega. Chi aveva scom­messo sulla fine del Pdl oggi sa di aver perso. Siamo al 24 per cento e
siamo in crescita». 

E la Lega. È perduta?
«La rottura per me è stato un di­spiacere anche dal punto di vista umano oltre che politico. Non tutto è perduto però perché accanto alle dichiarazioni di smarcamento da parte di Bossi a livello nazionale in realtà sul territorio molti sindaci continuano a collaborare, infi­schiandosenedellepolemiche. An­che per tener fede ai propri elettori. Pur di stare insieme si inventano simboli simili a quello del Pdl per continuare ad essere alleati. Perché l’alleanza con la Lega non era un car­tel­lo elettorale ma un accordo di so­stanza». 

La nostalgia per Forza Italia e lo spirito del ’94 è un sentimen­to forte e condiviso dai tanti che cercano di perpetuarlo con liste ispirate a quella sta­gione.
«Si tratta di casi limitati. L’inte­sa con An a livello nazionale c’è mentre si registrano piccole crisi sul territorio.Confesso che all’ini­zio temevo ci saremmo scontrati più sui principi: lo statalismo di An contro il nostro liberismo. E in­vece no, c’è stata lealtà da parte di entrambi. A livello locale in casi sporadici, An vuole imporre a For­za Italia un partito rigido e gerar­chico e quelli per sfuggirgli danno vita a liste loro. Ma si tratta di pic­cole cose gonfiate dalla stampa e che comunque dobbiamo supera­re insieme. Siamo il primo partito di centrodestra e dobbiamo esse­re sempre di più il punto di riferi­mento del Partito popolare euro­peo. Non dobbiamo disperdere ma valorizzare il patrimonio poli­tico che ha costruito Berlusconi».

Alfano sta gestendo bene quel patrimonio politico?
«Sta facendo un buon lavoro. Siamo onesti, con Berlusconi co­me leader noi eravamo privilegia­ti. Bastava il suo carisma e il resto veniva da solo. Ora siamo messi al­la prova come classe dirigente. Dobbiamo stare attenti a non per­dere la capacità di parlare diretta­mente agli elettori, non dobbia­mo interrompere quel dialogo che costituisce la forza del nostro partito. E secondo me Alfano ha avuto una felice intuizione identi­taria in questo senso puntando sui nostri temi, le nostre idee. Co­me nella recente Conferenza sul lavoro: il credit crunch, l’accesso al credito, la responsabilità civile dei magistrati».

Alfano si muove bene anche nel sostegno a Monti?
«Certamente. Nel decidere di sostenere Monti il Pdl ha dimo­strato di non voler tradire il suo programma e di essere pronto a pagare un prezzo molto alto per questo. La battaglia sull’articolo 18, le liberalizzazioni, le pensioni sono nostri temi. Pur di andare avanti con le riforme abbiamo fat­to un passo indietro, era inevitabi­le un momento di crisi che ora pe­rò ha reso più forte e più unito il partito». 

E l’accordo ABC (Alfano, Ber­sani, Casini) sulla legge eletto­rale?
«Io resto ancorata alla logica dell’alternanza ma mi rendo con­to che la spinta a cambiare il Por­cellum è forte. Condividiamo la necessità di far scegliere i parla­mentari dai cittadini però non ri­nunciamo ad alcuni principi. Chi vince, il partito che prende più vo­ti sceglie il premier.

E vogliamo un premio di maggioranza per il pri­mo e il secondo partito. Bene l’ac­cordo sulla riforma costituziona­le per ridurre il numero dei parla­mentari e dare più poteri al pre­mier: speriamo si passi subito ai fatti. Concluse le riforme tornere­mo a vincere nel 2013».

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