L'Italia tifa per Giulia In coma negli Usa deve pagare 2 milioni

La 26enne torna a casa con un volo di Stato ma l'ospedale di Miami le chiede una cifra enorme. Gara di solidarietà con la famiglia

L'Italia tifa per Giulia In coma negli Usa deve pagare 2 milioni

Scatoloni di lettere, biglietti di incoraggiamento, preghiere. A casa Bottacin, a Paese, provincia di Treviso, arrivano senza sosta biglietti e cartelloni. Sono tutti per Giulia, 26 anni. Non è ancora il grande miracolo che la sua famiglia vorrebbe, vederla risvegliare dal coma, ma certamente è già un piccolo miracolo di solidarietà. Un piccolo sollievo per una ragazza passata in un'istante dal sorriso alle lacrime. E per di più con lo spettro che l'incidente in cui è rimasta coinvolta si trasformi in disastro economico per la sua famiglia.
Giulia è in «coma vigile» dopo il trauma cranico subito a Orlando, in Florida, per colpa di una macchina che è piombata addosso alla sua, mentre era ferma a un semaforo. Si trovava negli Usa per vivere l'esperienza di lavorare all'estero per un anno. E a guardare le foto che la ritraggono sorridente a Disneyworld si capisce: aveva avuto il suo sogno. Ma a trasformarlo in incubo è bastato un attimo, il destino l'attendeva a un semaforo sotto la forma di un'auto lanciata in velocità contro la sua, ferma al segnale di rosso. Insieme a Giulia viaggiava un'amica, che ha riportato lievi contusioni. La 26enne veneta è stata invece trasportata all'ospedale di Lakeland in condizioni disperate. È rimasta in pericolo di vita per una quindicina di giorni, poi l'annuncio dei medici statunitensi: è fuori pericolo, ma in condizioni critiche.
È iniziato un calvario per le i e la famiglia, servito almeno a farle scoprire che a casa tanta gente era pronta ad aiutare Giulia: dopo 45 giorni, un volo umanitario messo a disposizione dalla presidenza del Consiglio dei Ministri, con personale del 31esimo Stormo dell'Aeronautica Militare di Ciampino, ha riportato la giovane in Veneto e riacceso le speranze della famiglia Bottacin. La richiesta era stata avanzata dai genitori sia al governatore della Regione Veneto Luca Zaia sia alla senatrice Laura Puppato, trevigiana, che hanno chiesto al premier Matteo Renzi l'allestimento di un volo speciale.
Ora Giulia è ricoverata ancora in coma all'ospedale di Ca' Foncello di Treviso, dove dovrà seguire un lungo iter riabilitativo. I medici sono fiduciosi ma finché Giulia non si risveglierà dal coma resta difficile valutare le conseguenze fisiche e psicologiche del trauma.
Giulia è credente e in questo mese e mezzo la mobilitazione e la vicinanza verso la giovane sono state totali: catene di preghiere, una messa sulla tomba di Giovanni Paolo II, una lettera indirizzata a Papa Francesco, la solidarietà delle istituzioni, la prontezza e la competenza dell'Aeronautica militare, l'efficienza della sanità italiana con i medici del Suem di Treviso.
Mamma Daniela spera in un miracolo e si rivolge a Papa Wojtyla, proprio alla vigilia della canonizzazione del Pontefice polacco, che la stessa Giulia ebbe la fortuna di incontrare quando aveva 14 anni. Quella immagine, accanto a Giovanni Paolo II sul sagrato di Piazza San Pietro, campeggia fin dal primo giorno di coma sul comodino della ragazza. «Sono sicura che il Papa la protegge dal cielo e la nostra Giulia potrà risvegliarsi grazie alla sua intercessione. Noi preghiamo e preghiamo -dice Daniela -Vorremmo incontrare Papa Francesco che siamo sicuri stia pregando per la nostra piccola». Nel frattempo tanta gente tifa per Giulia. A Paese è stato organizzato un concerto per una raccolta di fondi per aiutare la famiglia Bottacin che ha dovuto sostenere notevoli spese. «Mentre eravamo in ospedale da Giulia - racconta la mamma - abbiamo fatto un collegamento video, durante il concerto, con Paese: abbiamo sentito l'aria di casa. Ci siamo sciolti in lacrime».
In questa storia dolorosa, in attesa che si avveri il miracolo e che Giulia possa svegliarsi, si è aperto pure un contenzioso con la sanità americana che presenterà alla famiglia Bottacin un conto salatissimo. Non è ancora nero su bianco, ma si parla di due milioni di euro.

«Negli Usa - conclude la mamma - le scelte degli ospedali non avvengono da parte delle famiglie ma da parte delle assicurazioni. E Giulia era un “cliente e non un paziente", non lamentiamoci mai più della sanità in Italia».

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