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Lombardia, voto truffa anti-Maroni

Macché "Ohio d'Italia", Monti e Giannino tifano sinistra. E Monza apre un'inchiesta sulle firme per la lista di Bobo

Roberto Maroni, candidato del centrodestra alla Regione Lombardia
Roberto Maroni, candidato del centrodestra alla Regione Lombardia

«Birra, e sai cosa bevi», esclamava trent'anni fa un Renzo Arbore che faceva pubblicità. Oggi e domani, con il voto in Lombardia, quello slogan farebbe cilecca. Voti Albertini e ti ritrovi Ambrosoli. Voti Giannino e il risultato non cambia. Voti Grillo ed eccoti una quarantenne sconosciuta, non meglio precisata «libera professionista nel campo della rendicontazione ambientale e sociale». Ma soprattutto scegli Ambrosoli e non sai che voti i poteri forti lombardi, i poteri della finanza, dei media, della magistratura.

È una tragedia degli equivoci questo voto nell'Ohio d'Italia. Negli Anni 50 fu denunciata e combattuta la cosiddetta legge-truffa. Qui siamo al voto-truffa. Nulla è ciò che sembra, e tutto serve a spartirsi 18 anni di buon governo di Roberto Formigoni, di santa alleanza tra la Lega Nord e il partito di Silvio Berlusconi che ha fatto della Lombardia un modello per tutta Italia.

L'avvocato Umberto Ambrosoli è un signor professionista, con un curriculum importante e una storia personale carica di dolore e dignità. Ma è privo di esperienza amministrativa. Ha vinto le primarie di una coalizione, il centrosinistra, che in 18 anni di opposizione in Lombardia non è riuscita a creare un vero candidato capace di infastidire il centrodestra. L'unico era Filippo Penati, ex braccio destro di Pierluigi Bersani, indagato per reati gravissimi (corruzione, concussione, finanziamento illecito ai partiti). Di queste indagini non parla più nessuno.

Ambrosoli ha però ottimi agganci nel palazzo di giustizia di Milano e nei giornali che contano. Per esempio il Corriere della Sera, che già ha mandato il suo ex editorialista Mario Monti a Palazzo Chigi e adesso vorrebbe piazzare un suo ex consigliere di amministrazione al Pirellone. E nel «board» editoriale più potente d'Italia siede Giuseppe Rotelli, il maggiore imprenditore italiano nella sanità (sono suoi il gruppo ospedaliero San Donato e il San Raffaele) cui non dispiacerebbe che un amico ed ex collega guidasse la migliore sanità pubblica del Paese. Di Ambrosoli viene magnificato l'impegno per la legalità. E si tace che il suo concorrente, Roberto Maroni, è stato il ministro dell'Interno che ha operato meglio di tutti nel combattere la criminalità organizzata, arrestando più delinquenti di tutti i suoi predecessori, sequestrando beni per milioni di euro e assegnando i relativi patrimoni a organizzazioni ed enti della società civile.

Voti Gabriele Albertini, l'ex sindaco di Milano che vorrebbe cumulare tre poltrone (è candidato alla presidenza della Lombardia e al Senato essendo già europarlamentare), e ti ritrovi a sostenere Ambrosoli. Molti candidati e simpatizzanti della lista Monti hanno detto apertamente che applicheranno il voto disgiunto: nell'Ohio tricolore sosterranno il rappresentante della sinistra. Vicinanza ideale, sfiducia nel loro candidato, e soprattutto volontà di danneggiare Maroni. Sanno che non ce la faranno a lottare per la vittoria. Sanno anche che nel Parlamento di Roma il loro leader Mario Monti, senatore a vita, piloterà gli eletti di Scelta civica verso l'accordo con il Partito democratico. E allora meglio gettare la maschera e votare direttamente a sinistra. È la stessa operazione preparata da Oscar Giannino. Il suo movimento ha ideali liberali, di trasparenza e meritocrazia che collidono con lo statalismo del centrosinistra; egli stesso ha più volte riconosciuto le eccellenze della Regione Lombardia. Eppure si è detto pronto a convergere su Ambrosoli se sarà coerente con una certa gestione della sanità e del welfare.

E forse non è del tutto casuale che ieri sia saputo che la Procura di Monza ha aperto un'inchiesta su presunte irregolarità nella procedura di raccolta delle firme a sostegno della lista «Maroni presidente».

Senza la Lombardia, senza vittoria al Senato nella regione che tira la carretta per il resto d'Italia, senza governatore post-Formigoni, che vittoria può essere? In questi giorni si è scatenato di tutto. Una cena, l'unica, tra Maroni e l'ex amministratore (arrestato) di Finmeccanica è diventata la prova di tangenti, mentre in Puglia il governatore Vendola si fa fotografare a cena con il giudice che lo assolve, ed è tutto normale. Interminabili inchieste sulla sanità oscurano il buon governo lombardo: la Sicilia oltre a tutte le tasse locali ha sempre bisogno di altri soldi da Roma per ripianare il deficit della sanità, ed è altrettanto normale.

Come diceva Arbore mentre si scolava la sua birra: meditate gente, meditate.

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