Il suo ultimo atto, ça va sans dire, sono state due nomine. Le ultimissime (negli ultimi tre mesi ne ha fatte 130), di due nuovi assessori, pochi minuti prima di entrare nell'aula del Parlamento siciliano e mantenere solo una delle promesse fatte al premier Monti: quella di dimettersi da presidente della Regione siciliana. Sì, perché le altre assicurazioni al governo di Raffaele Lombardo, da ieri pomeriggio ex governatore di Sicilia, sono rimaste lettera morta. Niente spending review, i veti incrociati dei 90 deputati dell'Assemblea regionale siciliana hanno vinto e dunque il previsto taglio di 2mila dipendenti su oltre 17mila non ci sarà. E, soprattutto, c'è una situazione che non sarà da default ma da guerra civile sì: il Parlamento siciliano, causa mancanza della copertura finanziaria, ha infatti approvato come ultimo atto solo l'assestamento di bilancio per coprire un disavanzo di 2,3 milioni di euro. Di conseguenza, restano senza soldi il trasporto pubblico su gomma, i traghetti per le isole minori, i precari. Insomma, c'è una bomba sociale che nelle prossime ore rischia di esplodere.
Giù il sipario in un'atmosfera da tardo impero per il governatore del ribaltone, eletto dal centrodestra nell'aprile del 2008 col 65% e rimasto in sella a suon di rimpasti col sostegno di Pd e Terzo polo. Fuori dal Parlamento siciliano la rabbia dei precari, che hanno dato fuoco ai rifiuti, la gioia della parte di sinistra che non ha sostenuto Lombardo, che ha intonato «Bella ciao». Dentro il Palazzo l'ultimo atto del teatrino politico: i «no» dei deputati che hanno stoppato la spending review, trasformata in inutile ordine del giorno a futura memoria; le nomine last minute di due nuovi assessori, che due poltroncine in extremis non si negano a nessuno. «E che c'è di strano ha detto Lombardo non posso lasciare occupati da me ad interim tutti i posti vacanti in giunta...».
Un Lombardo scatenato, per l'ultimo show. Il discorso in aula, alle 18, sembra un'arringa difensiva. O meglio, una requisitoria contro governo e giornali, come se i problemi della Sicilia fossero un'invenzione: «C'è stata ha tuonato l'ormai ex governatore una tattica politico-mediatica disonesta e criminale che ha infangato la Regione a livello internazionale», una «vera e propria aggressione all'autonomia speciale». Quindi, mentre la Lega di Maroni la accantona, Lombardo si fa prendere pure dalla voglia di secessione: «Ma se continuano a dirci che siamo brutti, sporchi e cattivi, che siamo un peso, che ci stiamo a fare insieme in Italia? Tanto vale che ci si separi consensualmente». Comunque via, addio poltrona e incarichi politici.
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