Santanchè gela Alfano: "Mi chiese di tradire"

L'onorevole replica alle ironie del ministro sugli estremisti in Forza Italia. E il Ncd ripudia Luigi Grillo

Santanchè gela Alfano: "Mi chiese di tradire"

Ci vuol poco alla pasionaria di Cuneo per ridurre al silenzio gli avversari. Soprattutto se hanno scheletri negli armadi come Angelino Alfano. Ieri il ministro dell'Interno ha provato una nuova stoccata nei confronti della Santanchè ma è stato respinto con un sonoro «ceffone» dialettico. Intervenendo alla trasmissione Coffee Break su La7, il ministro dell'Interno ha tentato la battuta provocatoria citando Marcello Fiori, l'ex commissario straordinario dell'area archeologica di Pompei che è stato indicato da Silvio Berlusconi come responsabile dei club Forza Silvio. E proprio su questa scelta è caduta l'ironia del leader del Nuovo Centrodestra. «Nel Pdl i cattivi consiglieri - spiegava ieri mattina Alfano - sono stati una calamità naturale. Per questo motivo Berlusconi ha dovuto chiamare Fiori, che non a caso viene dalla Protezione civile». A pochi giorni dal voto per rinnovare il Parlamento europeo, Alfano sfodera l'arma dell'ironia e torna a battere il tasto della necessità della scissione del Pdl. E aggiunge amaro: «Quando il partito è finito in mano a gente estremista come la Santanchè, è precipitato tutto». La provocazione del ministro dell'Interno è stata respinta dalla diretta interessata con un sarcasmo ancor più feroce ed efficace. «È ben piccolo un presunto leader - commenta la deputata di Fi, oggi responsabile della racconta fondi del partito - che sostiene di aver lasciato un partito per la paura e l'incapacità di confrontare le sue idee politiche con quelle di una donna, la sottoscritta». La Santanchè non si limita a ribattere ma svela anche particolari imbarazzanti sui giorni che precedettero la scissione. Riferendosi proprio al segretario del Ncd la parlamentare ricorda: «Non mi sembrava così prevenuto nei miei confronti quando balbettando mi offrì, ovviamente senza successo, di essere sua complice nel tradimento».

Gli armadi del Nuovo centrodestra iniziano a essere affollati ed è sempre più difficile per Alfano e compagni riuscire ad arginare l'ondata di critiche. Ci ha provato ieri Gaetano Quagliariello che sulle pagine di Repubblica ha voluto prendere le distanze da Luigi Grillo, finito nello scandalo delle tangenti per l'Expo. Grillo è stato tra i primi a entrare nel nuovo movimento fondato da Alfano, ma per il coordinatore del Nuovo centrodestra l'ex senatore non è un personaggio di spicco, anche se nel suo curriculum può vantare ben sei legislature tra Camera e Senato più altri incarichi (anche ministeriali) di rilievo. L'intervista rilasciata da Quagliariello ha innescato altre reazioni tra le quali si segnala quella di Sandro Biasotti, coordinatore ligure di Forza Italia. «Fermo restando il nostro garantismo comprendiamo - spiega Biasotti - l'imbarazzo di Quagliariello, che insieme con il suo leader Alfano diede vita al “partito degli onesti” e oggi si ritrova invece alla guida di un partito falcidiato da scandali e inchieste. Ma, come si dice, la sua toppa è peggio del buco».

Biasotti, insomma, infila il dito nella piaga e non risparmia frecciatine al partito del «traditore» Alfano. Il quale, intanto, mette le mani avanti e sul voto di domenica aggiunge dai microfoni di Rainews24: «Non credo che ci sia un nesso tra le elezioni e la tenuta del governo».

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