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L'Onu in guerra col Vaticano «Ha coperto i preti pedofili» Quando il sacerdote diventa un mostro

Con Roma sotto il nubifragio, sul Vaticano piovono gli strali dell'Onu, che boccia le politiche d'Oltretevere in materia di protezione dei minori. Il report del Comitato sui diritti dell'infanzia è arrivato come una doccia fredda, a 20 giorni dall'incontro tra gli esperti Onu e la delegazione della Santa Sede (con a capo monsignor Silvano Tomasi): «Sembra quasi che fosse già stato preparato prima (…) sembra quasi non essere aggiornato, tenendo conto di quello che in questi ultimi anni è stato fatto» ha detto alla Radio Vaticana monsignor Tomasi. Le accuse non sono nuove: dall'impedimento al clero, «pena scomunica», di denunciare all'autorità civile all'insabbiamento, attraverso «politiche e pratiche che hanno portato a una continuazione degli abusi e all'impunità dei responsabili», complici i trasferimenti da una parrocchia all'altra.
Il documento considera un ampio e disomogeneo arco di tempo (dal 1995 al 2013) ma sembra non tener conto del grande sforzo compiuto dal Vaticano di recente. Solo negli ultimi due anni di pontificato di Benedetto XVI sono stati 400 i sacerdoti ridotti allo stato laicale per atti di pedofilia. E Francesco non si è mostrato meno timido nel confermare la «linea dura» del predecessore, istituendo anche (per ora sulla carta) una Commissione per la Protezione dell'Infanzia. Poi l'affondo: «Probabilmente alcune Ong - che hanno interessi sull'omosessualità, sul matrimonio gay e su altre questioni - hanno certamente avuto le loro osservazioni da presentare e in qualche modo hanno rafforzato una linea ideologica» scandisce monsignor Tomasi. Nelle 16 pagine di conclusioni si parla certamente di maltrattamenti (è il caso dei Magdalene college irlandesi) e preti pedofili: il Comitato chiede di rimuovere dai loro incarichi non solo quelli riconosciuti colpevoli, ma anche quelli solo sospettati. Ma le frecciate più velenose arrivano quando il Comitato entra nel merito della «legge della Chiesa», criticando per esempio l'ostinazione a «non riconoscere l'esistenza di diverse tipologie di famiglia». In effetti la questione degli abusi sembra una sorta di pretesto per andare oltre. In più punti si chiede addirittura il cambiamento del diritto canonico in materia di aborto, omosessualità, contraccezione, ma anche di «prendere misure attive per rimuovere dai libri di testo delle scuole cattoliche tutti gli stereotipi sul gender». Ma - continua l'arcivescovo - «questo Comitato non ha fatto un buon servizio alle Nazioni Unite, cercando di introdurre e richiedere alla Santa Sede di cambiare il suo insegnamento non negoziabile».
La Santa Sede si affida anche a una nota ufficiale con cui «prende atto» delle osservazioni, annuncia «minuziosi studi ed esami», rinviando a una risposta più esaustiva, e si «rincresce, tuttavia, di vedere in alcuni punti delle Osservazioni un tentativo di interferire nell'insegnamento della Chiesa Cattolica sulla dignità della persona umana e nell'esercizio della libertà religiosa». Molti attendono un intervento «chiarificatore» di Francesco. Come da regolamento per gli stati aderenti alla Convenzione sui diritti del fanciullo, il Vaticano è atteso a un nuovo esame nel 2017. E se in Francia è appena stata archiviata una riforma «progressista» della famiglia e in Spagna si stanno facendo passi indietro sull'aborto, il clima in Europa è sempre più arroventato intorno ai temi etici.


A Boston nel 2002 il più vasto scandalo pedofilia (oltre 200 sacerdoti accusati). Si dimette l'arcivescovo Francis Law (foto)


In 40 anni d'attività 17 casi accertati (74 analoghi) per Brendan-Smith. Benedetto XVI scrisse ai cattolici d'Irlanda nel 2010


A Barretos, nord ovest di San Paolo, aperto in segreto dai «Padri venturini» un centro di cura per preti pedofili

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