La lotta della sinistra agli sprechi: tre milioni per la Resistenza

È a rischio il tetto del deficit al 3%, le tasse si moltiplicano, eppure il Pd combatte per un obiettivo: approvare la legge che finanzia le celebrazioni della lotta partigiana

La lotta della sinistra agli sprechi: tre milioni per la Resistenza

Il governo non trova la quadra della legge di Stabilità, il deficit pencola pericolosamente oltre il Piave del 3 per cento del Pil che ci attirerebbe le ire funeste di Bruxelles, gli italiani si svegliano ancora di notte con l'incubo che prima o poi «ricicci» la seconda rata dell'Imu, i dati sulla disoccupazione assomigliano alla Spoon River di un'intera generazione. E il Pd pensa a finanziare le feste per il settantesimo anniversario della Resistenza.
Proprio così. La proposta di legge, la numero 153, giace da quasi otto mesi alla Camera. È stata presentata il 15 marzo scorso, agli albori della legislatura, e ha come oggetto «Disposizioni per la celebrazione del settantesimo anniversario della Resistenza e della guerra di liberazione«. Settantesimo, badate bene. Non centesimo. La prima firma è quella di Rosa Maria Villecco Calipari, deputata del Pd. Gli altri primi firmatari sono i piddini Roberto Speranza, Maino Marchi ed Emanuele Fiano, il montiano Lorenzo Dellai, il vendoliano Gennaro Migliore, i centrodemocratici Pino Pisicchio e Bruno Tabacci. Dopo, in fila, le firme di altri 138 deputati dem, di 11 di Sel, di quattro di Scelta Civica e di un deputato del Psi. Un esercito preoccupato che «il triennio degli eventi con i quali l'Italia si è liberata dalla dittatura e dall'occupazione straniera e ha riconquistato, con la pace, la libertà, l'indipendenza e l'unità della nazione e della Patria» - come scritto con un filino appena di retorica nella proposta di legge - sia celebrato nel giusto modo.
Naturalmente perché il settantennale della Resistenza possa contare su un articolato «programma di iniziative di rilevanza nazionale» servono i soldi. E l'articolo 1 della proposta di legge prevede che sia «istituito, presso la presidenza del Consiglio dei ministri, un fondo con una dotazione complessiva di tre milioni di euro per il triennio 2013-2015». Un piccolo passo avanti rispetto al sessantennale celebrato dieci anni fa: allora i soldi stanziati furono tre milioni e centomila euro. Quindi dovremmo essere contenti dello sconticino.
Dei tre milioni previsti, uno è già stato messo a bilancio con la legge di stabilità 2013. Si tratta di soldi destinati alle iniziative della Confederazione italiana tra le associazioni combattentistiche e partigiane, una galassia di 22 sigle che hanno «per missione la memoria e l'educazione delle nuove generazioni ai valori, ai principi e ai propositi della Costituzione della Repubblica». Già, perché le iniziative sono previste soprattutto in scuole, università e perfino centri di formazione professionale, ammesso che se ne rimedi uno.
Va detto, la proposta di legge è ancora tale. Assegnata alla commissione Affari Costituzionali presieduta dal deputato del Pdl Francesco Paolo Sisto non è stata ancora calendarizzata. Questo malgrado i bene informati raccontino di un pressing piuttosto asfissiante da parte dei componenti dem della commissione su Sisto perché metta quel faldone in cima alla lista. La proposta di legge, infatti, non è semplicemente un contentino alle associazioni di partigiani, ma l'establishment democratico ci tiene davvero. Il motivo? Ma è ovvio.

«Non vi è dubbio - si legge nell'introduzione alla proposta di legge - che la gioventù italiana, formata nei valori e nei principi dell'antifascismo e della resistenza, possa essere protagonista e artefice della rigenerazione della politica e delle istituzioni per un futuro di libertà, giustizia, convivenza civile, coesione sociale, lavoro e benessere nella salvaguardia della Patria e dell'unità dell'Italia». Il futuro, le magnifiche sorti e progressive. Ma forse molti giovani italiani sono non a torto convinti che quei tre milioni potrebbero essere più utili per il loro gramo presente.

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