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L'Ue: «In Italia la recessione non finirà prima del 2014»

RomaL'Europa ha accolto cordialmente Enrico Letta al suo esordio da premier, ma terrà sotto stretto controllo quel che il governo si prepara a fare. I margini di manovra sono molto risicati: recessione che non molla la presa, disoccupazione che aumenta fino a sfondare il 12%, debito pubblico che si avvia a superare il muro del 130% del Pil. Perciò, nel presentare le previsioni primaverili della Commissione Ue, il titolare dell'Economia, Olli Rehn (nella foto), avverte: «Con il debito pubblico così elevato, l'Italia deve proseguire nel consolidamento dei conti anche dopo l'eventuale uscita dalla procedura di deficit eccessivo». I dati diffusi da Bruxelles, è il commento del ministero dell'Economia, «certificano che il Paese può contare oggi e per i prossimi anni su un quadro di finanze pubbliche sane».
L'Europa ha concesso due anni di tempo in più alla Francia e alla Spagna per rientrare sotto il limite del 3% nel rapporto deficit-Pil. Ma nei confronti dell'Italia il monitoraggio resta assai stretto. A meno di sorprese oggi imprevedibili, a fine mese il nostro Paese uscirà dalla procedura per deficit eccessivo, visto che «il disavanzo 2013, sulla base dell'assunzione che non vi siano cambi di politica, dovrebbe calare al 2,9% del Pil, e scendere ancora al 2,5% nel 2014». Ma questi numeri scontano il mantenimento dell'attuale pressione fiscale, Imu compresa, a meno che il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, non riesca a trovare risparmi e tagli di spesa per finanziare l'eventuale riduzione delle tasse. Ha infatti chiarito che non ha alcuna intenzione di far salire il deficit oltre il 3%, nè adesso nè poi.
Saccomanni ha già avuto i primi contatti con il commissario Ue, discutendo con lui il dettaglio delle misure che il governo intende presentare nelle prossime settimane. «È un buon segno che il deficit resti sotto al 3% per quest'anno e per il prossimo - commenta Rehn - e che il nuovo governo abbia confermato gli obiettivi di bilancio». L'eurocommissario ricorda che Letta ha annunciato «molti interventi per rafforzare la crescita, e perciò, prima di chiudere la procedura, dobbiamo valutare le misure che il governo italiano ci proporrà».
Le stime Ue parlano di un Pil che si contrae quest'anno dell'1,3%. La ripresa è rimandata al 2014 (+0,7%) «Non ci sono segnali di ripresa a breve». Motivo: persistente incertezza, continua difficoltà di accesso al credito, clima di fiducia molto negativo tra famiglie e imprese. Il tasso di disoccupazione potrebbe raggiungere l'11,8% quest'anno e arrivare al 12,2% nel 2014. Il debito pubblico scavallerà il 130% del Pil arrivando al 131,4% alla fine di quest'anno e al 132,2% nel 2014. Soltanto nel febbraio scorso l'Ue parlava di un debito al 128% quest'anno e al 127% l'anno venturo. Pesa l'effetto del decreto per la restituzione dei debiti della Pubblica amministrazione.
Quei 40 miliardi alle imprese potrebbero dare una spintarella all'economia verso fine anno. La Commissione sembra crederci, come il governo. «Il pagamento - si legge nelle previsioni - sosterrà una moderata ripresa a partire dal terzo trimestre 2013, a causa dell'immediato impatto sugli investimenti e delle migliori condizioni di liquidità per le imprese». Sarà davvero così? Secondo un report Unicredit, le aspettative sono troppo elevate. La restituzione dei 40 miliardi darà alla crescita «una spinta limitata dall'incertezza dell'attuale fase economica», che indurrà le imprese a non investire gran parte di quel danaro. Il governo Monti si aspettava un miglioramento del Pil dello 0,2% quest'anno e dello 0,7% nel 2014. Secondo le stime Unicredit, invece, l'impatto positivo sarà dello 0,1% quest'anno e dello 0,4% l'anno prossimo.

Nessuno, insomma, si attenda miracoli.

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