Arriva la foto di Lele Mora che vende abiti in un mercatino della periferia di Milano. Indossa un giaccone azzurro con cerniere su camicia e pantaloni neri. Il volto sul pacioso, la calvizie mitigata dai pochi capelli brizzolati. Sorride davanti alla bancarella. Sullo sfondo, appesi a una rete, camicie gonne giacche t-shirt pantaloni. Dice: «Faccio beneficenza, aiuto don Mazzi. Ma io non tocco i soldi». Quadro popolare, zero enfasi, contesto dimesso. Lontano anni luce dagli sfarzi dell'epoca d'oro. Quand'era ritratto dai rotocalchi languidamente adagiato su una chaise-longue nel suo camicione bianco lungo fino ai piedi. Circondato da tronisti, modelli, aspiranti ballerini, concorrenti del Grande Fratello. Era il manager di spettacolo più potente d'Italia. Il più chiacchierato. Insieme con Fabrizio Corona, tuttora in carcere per estorsione ed evasione fiscale, era il machiavellico burattinaio della deriva trash di Mediaset. Uno sfrenato triangolatore di gossip. Ha subìto condanne per 4 anni e dieci mesi, dopo il patteggiamento della pena per evasione fiscale di parecchi milioni di euro con la LM Managements, la società di cui era titolare con il figlio Mirko. Prosciolto dal processo denominato «Vallettopoli». Condannato a sette anni nel «Ruby bis» per favoreggiamento della prostituzione. Ma già nell'agosto del 2012, dopo alcuni mesi di detenzione a Opera, il Tribunale di Sorveglianza ne ha disposto la scarcerazione affidandolo ai servizi sociali. Da settembre frequenta la comunità Exodus.
«Dovrei andarci una volta la settimana, ma ci vado molto di più», rivela. Lavora per la società del figlio e percepisce milleduecento euro al mese. Al mercatino rionale lo conoscono in tanti perché ci viene tutti i fine settimana. La gente dà un'occhiata ai prodotti sulle bancarelle e gli chiede di scattare una fotografia insieme. «Prima compri qualcosa e poi facciamo la foto», replica lui. «Sono felice di venire qui per aiutare chi ha bisogno. L'incasso va ai ragazzi che escono dalla comunità di don Mazzi, un prete di 84 anni che conosco da trenta. Ha 44 centri sparsi per l'Italia, case della gioventù che servono per reinserire questi ragazzi sfortunati. Io so che cosa vuol dire, sono stato in isolamento... Ho cambiato vita. Mi occupavo di artisti che non avevano né arte né parte. Il successo è come un leone, finché è piccolo lo puoi carezzare. Quando cresce, o lo sai domare o ti divora». È quello che è successo a lei. «Adesso spero di trasmettere un messaggio positivo. Stamattina ero così contento di alzarmi alle sei per andare al mercatino...». È contento di vendere abiti usati lei che è stato in mezzo all'opulenza? «Non sono abiti usati, ma nuovi. Abbiamo amici, imprenditori, persone perbene che conoscono lo scopo del nostro impegno e ci regalano i loro prodotti.
Chiediamo ospitalità a chi gestisce l'area della piazza. Non facciamo affaroni». Quanto avete incassato? «Non so se è giusto dirlo. La beneficenza si fa in silenzio». Non c'è niente di male... «Mille e 800 euro. Ma me l'hanno detto, io non tocco i soldi».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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