Cronache

L'uomo che fa brindare i più potenti del mondo

Macché crisi, l'imprenditore Aneri vince a colpi di Prosecco e Amarone: tra i suoi 500 grandi clienti ci sono anche Obama, Putin, Clinton e Bush

L'uomo che fa brindare i più potenti del mondo

È a quarantaquattro anni che si è regalato il secondo tempo della sua vita. Non che tutto quanto fatto fino a quel momento gli stesse improvvisamente stretto. È che ha guardato i suoi due bambini (allora erano bambini) e ha pensato a quel vecchio detto «dài sorte a tuo figlio, e poi buttalo anche in mare». Allora ha capito che avrebbe dovuto fare qualcosa di suo da passare a loro, Alessandro e Stella. Fino a quel momento aveva lavorato per le Cantine Ferrari (era addirittura riuscito a far entrare al Lido di Parigi, il primo spumante italiano e quel giorno pianse) e aveva amato il giornalismo (è uno che sostiene di venerare i giornali a tal punto da «leggerli e poi ripiegarli, di farli arrivare al macero con dolore, il più tardi possibile, ma composti»). Da quel momento in poi, si è fatto le sue cantine e il suo premio È Giornalismo (che peraltro vanta la maggiore dotazione tra quelli attribuiti in Italia: 15.493,71 euro, non chiedeteci il perché degli spicci, un perché queste cose ce lo hanno sempre. Però sappiamo che lui è uno convinto del fatto che «non si vive da pezzenti per morire da ricchi»).
Oggi, vent'anni dopo, fa il suo Prosecco per i giovani e per l'operaio della Fiat (sia inteso ad esempio, come la casalinga di Voghera) e l'Amarone per i grandi della terra (siano intesi letteralmente: da Obama a Putin passando per Bush, Clinton, Berlusconi, Colin Powell e tanti altri). Poi la grappa, il caffè, le botti di vino personalizzate con dentro le webcam per seguire l'evoluzione delle sue creature, e un sacco di altre cose ancora. Ma l'aspetto incredibile di Giancarlo Aneri, da Legnago (Verona), classe 19... beh questa sembra l'ultima cosa interessato a raccontarci e a dimostrare, è che la sua vita è «una cuvee» di conoscenze insospettabili. Ricordate la teoria dei «sei gradi di separazione», quella del sociologo Stanley Milgram? Quella secondo cui qualunque persona può essere collegata a qualunque altra attraverso una catena di conoscenze con non più di cinque intermediari? Ecco. Se un giorno Aneri non fosse andato a pranzo da Ottavio Missoni, non avrebbe mai conosciuto Enzo Biagi e senza Biagi, Giorgio Bocca. E poi in qualche modo tutti gli altri: Indro Montanelli, Vittorio Feltri... E poi è arrivato a mettere sulla tavola del ristorante La Spiaggia di Chicago in cui Obama avrebbe festeggiato con Michelle la vittoria alle presidenziali del 2008, la bottiglia di vino con cui neopresidente e signora avrebbero brindato. Ed è arrivato da David Cameron a Downing Street, e a casa di Ted Kennedy e a festeggiare i cento anni della Juventus assieme a tutti i giocatori della squadra, e a quasi tutti i G8. E non può essere tutto un caso.
Oggi, in piena crisi, lui e la sua azienda godono di ottima salute (è una tra le uniche a chiudere con ottimi risultati «merito del prodotto» si lascia scappare lui con sbavatura di vanto «e dei clienti»), spiega che il suo orgoglio è proprio il fatto di essere di nicchia. «Ho due botteghe che fanno specialità» banalizza imbrigliando l'entusiasmo di prima e infatti nella lista dei suoi cinquecento clienti non c'è un nome sbagliato. C'è chi dice sia un mago del marketing o addirittura della «paraculaggine». La realtà è che Aneri ha il senso della misura nel sangue, come tutti quelli che maneggiano star e prime donne: sa fare un passo indietro quando serve, cedere la parola quando è il caso, andare incontro al momento giusto. Non lo cogli mai in flagranza di un vuoto di cortesia.
È un ottimista, quindi sempre sazio e soddisfatto. Ma solo apparentemente. Ti guarda, ma vede già sopra la tua testa. Ha lo sguardo gonfio di progetti, le gambe lunghe e impazienti, ma seda tutto con l'educazione. È puntuale, generoso, allegro. Invita, offre, corteggia, convince. Perché sembra che viva per far contento il prossimo più di se stesso. Uno di quelli che accompagnano le signore alla porta, che si alzano in piedi come a un appello quando una signora si avvicina al tavolo, che durante le conversazioni non dà retta al cellulare che gli protesta nella tasca per non togliere attenzione all'interlocutore. Se a far grande il suo prosecco sia il perlage o il fatto che lui creda nel destino e ancor più nel pilotarlo, poco importa. Aneri è indissolubilmente legato al proprio entusiasmo, alla propria dedizione e alla famiglia (ma quello che ha chiesto ai suoi figli che oggi lavorano in azienda con lui è di non far mai morire il premio. È Giornalismo creato con Biagi, Bocca e Montanelli).

Perché, come dice lui: «Tu costruisci una storia e se tu non hai buchi neri, allora è una bella storia».

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