M5S entra a Palazzo: pronti 10 milioni

Al partito di Grillo spetta il finanziamento pubblico per i deputati e i senatori eletti. Gli anti casta vanno all'incasso

M5S entra a Palazzo: pronti 10 milioni

Roma - Nel 2012 erano stati oltre 72 milioni di euro: il finanziamento pubblico non ai partiti, per le elezioni, ma ai gruppi parlamentari, per il loro funzionamento. È una torta che anche quest'anno verrà spartita in base al numero di seggi. I grillini hanno 109 deputati alla Camera e 54 senatori al Senato. Risultato: pur battendosi contro il finanziamento pubblico ai partiti, i cinque stelle riceveranno due bei gruzzoli in entrambi i palazzi. Oltre 5 milioni e 900mila euro alla Camera (secondo stime empiriche, basate sui rimborsi medi ai partiti degli ultimi due anni) e 3 milioni settecentomila euro al Senato. Nove milioni e seicentomila euro, una cifra pericolosamente vicina ai 10 milioni. Insomma, i gruppi grillini, secondo una proporzione che varrà per tutti gli altri partiti, otterranno d'ufficio quasi un milione di euro al mese tra Camera e Senato, 26mila euro al giorno. Rimangono fuori naturalmente gli stipendi dei parlamentari, che gli esponenti del M5s hanno già annunciato di ridursi di moltissimo, versando le eccedenze in un apposito fondo da restituire allo Stato, come avviene per i consiglieri regionali in Sicilia.

Ma non basta. Perché il vero tesoretto politico, spesso sconosciuto o maneggiato negli scorsi anni in modo non trasparente, è proprio questo finanziamento ai gruppi, che sta a metà strada tra i rimborsi pubblici per le elezioni e le indennità degli eletti. I finanziamenti pubblici per i gruppi alla Camera ammontano di media a 55mila euro a deputato, 70mila euro per i senatori.
I quasi dieci milioni che potrebbero andare al MoVimento cinque stelle serviranno per le spese di ufficio e per i collaboratori del gruppo. Secondo i nuovi regolamenti, è possibile la restituzione delle eccedenze a fine anno. Tutti gli occhi saranno puntati quindi sulla gestione di queste finanze pubbliche da parte dei paladini della correttezza morale parlamentare. Anche i grillini dovranno nominare un tesoriere. Entreranno loro malgrado in un sistema di rimborso e di agio.

La pioggia di denaro in arrivo vale naturalmente per tutti i gruppi. Sia la Camera che il Senato, per tentare di modificare i privilegi dopo gli scandali dei tesorieri di partito che hanno maneggiato il denaro politico a loro piacimento, hanno modificato il regolamento. Sono state migliorate le norme di controllo, ma non l'ammontare del contributo. È già qualcosa, comunque, che sia stato deciso nel 2012 che i rendiconti di questi bilanci interni ai partiti siano visionati da un ente controllore, una società di revisione scelta dagli uffici di presidenza di Camera e Senato, per verificarne la correttezza. Ogni gruppo dovrà poi approvare un regolamento per la gestione del denaro pubblico destinato agli uffici, che dovrà essere pubblicato su internet nell'ottica della massima trasparenza. Non si chiede la pubblicazione dei rendiconti di spesa online, e questa potrebbe essere una nuova sfida per i grillini.

Tutte queste misure erano state prese dopo gli scandali che avevano investito l'ex tesoriere della Margherita Luigi Lusi, il gruppo della Lega in Senato e a seguire quello dei fondi ai partiti della Regione Lazio. Ma lo scorso anno i contributi sono stati comunque molto generosi per tutti.
Nel 2012 a Montecitorio circa 10 milioni sono andati al Pdl, 9,5 milioni al Pd, 2,8 alla Lega Nord, 2,1 all'Udc, 1,8 a Fli, 1,5 all'Idv di Di Pietro, 1,2 a Popolo e Territorio, e infine 5,4 milioni al Gruppo Misto. Totale: 34,6 milioni.

Al Senato la cifra complessiva ha superato i 38 milioni, ma nel totale sono compresi anche 16,2 milioni destinati ai collaboratori, che a Palazzo Madama vengono assegnati ai gruppi. Ai partiti sono andati comunque 22 milioni 100mila euro.

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