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Macché 183 miliardi. Sui fondi europei Matteo dice bugie

Un consulente di Prodi smentisce il premier: quei soldi sono molti di meno

Roma - «L'Italia ha 183 miliardi di euro di fondi europei da spendere e sarà colpevole se non lo farà. I soldi ci sono». Matteo Renzi ripete non una ma tre volte in una settimana una cifra che, se veritiera, rappresenterebbe una sorta di Piano Marshall per l'Italia. Una bomba atomica con cui spazzare via la crisi visto che 183 miliardi, per dare la misura, rappresentano più del 100% dell'intero bilancio annuale dell'Unione europea.

L'enigma del tesoretto

Enigma, bufala, confusione, acrobazia matematica, inatteso regalo di Bruxelles, tesoretto scovato chissà dove o semplice errore di interpretazione? Difficile pensare a un lapsus visto che questo numero viene citato in più di un intervento dal premier, (a Ballarò, a Palermo, a Reggio Calabria) sia pure attraverso qualche limatura successiva. L'impressione è che si tratti di un numero a sensazione estratto dalla cartucciera proprio durante il tour delle regioni meridionali. Peccato che quella cifra, comunque la si rigiri, non stia in piedi.

183 miliardi? No, 113

L'unico a far notare l'esercizio governativo di matematica creativa e a mettere nero su bianco i numeri (sbagliati) del premier è sulla Gazzetta del Mezzogiorno l'esperto di fondi strutturali Andrea Del Monaco. Per l'ex consulente del governo Prodi, anche mescolando fondi residui e fondi «futuri» e mettendo nel calderone le quote di cofinanziamento nazionale e regionale (denari nostri e non europei) si arriva al massimo a 113 miliardi.

Stanziamenti mancanti

Muoversi nella giungla dei denari comunitari non è cosa facile. In ogni caso bisogna tenere presente un principio cardine: quello dell'«addizionalità», ovvero il contributo dei fondi strutturali non si sostituisce alle spese nazionali ma si va a sommare a esse. La programmazione si sviluppa attraverso programmi cofinanziati dai fondi europei e programmi finanziati dal Fas (Fondo aree sottoutilizzate) interamente italiano, ora rinominato Fsc (Fondo per lo sviluppo e la coesione). Quest'ultimo è programmato parallelamente ai fondi europei in maniera complementare, si articola anch'esso su 7 anni, ma non deve essere confuso con le risorse di origine comunitaria. Il residuo del Fas 2007-2013 è di circa 13,5 miliardi. Il Fsc (ovvero l'ex Fas) per il 2014-2020 sarà, invece, di 54,8 miliardi ma tale cifra nella legge di Stabilità vale solo per competenza. Infatti per cassa la dotazione è irrisoria: 50 milioni per il 2014, 500 milioni per il 2015, 1 miliardo per il 2016. Quindi dei 54,8 miliardi, gli stanziamenti reali sono 1,55 miliardi fino al 2016.

Arretrati, lotta contro il tempo

Resterebbero 113 miliardi di programmi cofinanziati dai fondi Ue, spiega Andrea Del Monaco. «Fino al 2015 si sommeranno due canali finanziari. Primo: i 28,89 miliardi non spesi del ciclo 2007-2013 al 31 dicembre 2013 così suddivisi: a) 22,89 dei Programmi nazionali (Pon) e regionali (Por) cofinanziati dal Fers (Fondo europeo di sviluppo regionale) e dal Fse (Fondo sociale europeo); b) i rimanenti 6 miliardi dei piani regionali cofinanziati dal Feasr (Fondo europeo agricolo di sviluppo rurale). Secondo: gli 84,2 miliardi del ciclo 2014-2020: circa 63,37 miliardi dei programmi cofinanziati da Fers e Fse; circa 20,85 cofinanziati dal Feasr». Soltanto mettendo insieme questi numeri ci si avvicina ai 113 miliardi: quindi 70 miliardi in meno dei 183 e comunque «cofinanziati».

L'Ue apre l'ultima finestra

Nel frattempo Renzi farà bene a sbrigarsi. Come ricorda Del Monaco al Quotidiano della Basilicata, «poiché Bruxelles grazie a una deroga concede altri due anni, il governo può dimostrare di essere adeguato alla crisi, può usare tutti i 28,89 miliardi dentro dicembre 2015 ed evitare il disimpegno automatico del cofinanziamento Ue». Del Monaco fa alcuni esempi concreti. «Il ministro Giannini ha 1.839 milioni del Pon Ricerca e competitività. Lupi ha 1.153 milioni del Pon Reti e mobilità: potrebbe concludere la Salerno-Reggio Calabria. Franceschini ha 381 milioni del Pon Attrattori culturali: 105 milioni sono assegnati al Grande progetto Pompei. Galletti ha 482 milioni per le energie rinnovabili. Sempre Giannini ha 775 milioni dei Pon Istruzione. Alfano ha 354 milioni del Pon Sicurezza: potrebbe digitalizzare gli atti delle Procure».

Credibilità

Voci provenienti da Bruxelles indicano che la richiesta indirizzata all'Italia sarà quella di spostare i fondi residui su recupero ed efficienza energetica dell'edilizia scolastica, infrastrutture stradali e riqualificazione urbana. Una rimodulazione che dovrà ottenere il via libera della Commissione.

Un esame per il quale la credibilità che il governo riuscirà a mettere in campo risulterà fondamentale.

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