Credo che sia interesse di tutto il Pdl chiudere una discussione che appare sempre più assurda sul governo che nascerà dopo le prossime elezioni. Più d'uno si è prodotto in ardite teorizzazioni di un governo di tutti a vita. Che l'Europa e il mondo intero vivano un momento di drammatica crisi è purtroppo un dato di fatto. Che ciò imponga soluzioni ampiamente condivise è un'altra realtà. Ma ciò pone fine alla dialettica che è l'essenza della democrazia? Cancella programmi, idee, diverse visioni della società, della vita, dell'economia? Non credo proprio. Il Pdl spesso si interroga, a volte anche troppo, sulla sua identità, sul suo ruolo. È tempo, e non solo perché siamo in pratica in campagna elettorale, di mostrare più decisione e più fiducia in se stessi.
Noi e la sinistra, soprattutto ora che si forma un cartello in cui dettano legge le aree più radicali di quello schieramento, abbiamo idee diverse. E senza scontri furiosi dobbiamo farlo emergere con chiarezza, senza l'uscita quotidiana dello sconfittista del giorno che annuncia, forse pensando alla personale salvezza, il grande abbraccio che demotiva e allontana gli elettori.
Sulla vita e sulla famiglia noi difendiamo valori primari che sono alla base della società. L'agenda bioetica del governo Berlusconi è la nostra «carta» in materia. Tutela della vita in tutte le sue fasi, difesa della Costituzione sul matrimonio tra uomo e donna. Nessuna resa al relativismo etico, no all'eutanasia e alle droghe.
Sul fronte politico il presidenzialismo, da noi sostenuto e dalle sinistre avversato, è il punto principale, ma non esclusivo, di un progetto di rafforzamento della democrazia diretta e della partecipazione popolare, teso a favorire la governabilità in un contesto di trasparente competizione democratica tra schieramenti alternativi.
In campo economico le nostre idee sul fisco, sulla libertà d'impresa, su una legislazione sul lavoro che promuova occupazione e rimuova rigidità, sulla strategia di attacco al debito pubblico, sulle nuove regole urgenti per l'Europa in tema di Bce-euro e su molti altri punti sono agli antipodi della linea Fiom-Cgil, sempre più prevalente nella galassia Bersani-Vendola. Altro che agenda Monti.
Vogliamo poi parlare delle giustizia? Con un ministro che ci vorrebbe mettere il bavaglio sulla responsabilità civile dei giudici e sulle intercettazioni, per noi da limitare e non da abolire, e ha un fremito solo quando sfiorano certi palazzi? I miei amici del Pdl hanno constato con me quanto sia negativo l'atteggiamento del ministro pro tempore.
E sull'attuale governo parliamo con franchezza e senza rifare tutta la tiritera. Fatto il passo indietro da parte di Berlusconi nel novembre 2011, abbiamo accettato con spirito stoico la nascita di un esecutivo che a dieci mesi di distanza registra peggioramenti su tutta la linea: Pil, occupazione, produzione industriale e tutto il resto segnano un vistoso peggioramento. Ora le urne si avvicinano e abbiamo il diritto-dovere di mettere in risalto le nostre idee, evidenziando le contraddizioni altrui, cominciando da chi dal centro fa lo scendiletto della sinistra più estrema, gettando alle ortiche identità, valori e progetti.
Poi sui temi e sui progetti dobbiamo cercare convergenze tra forze politiche e forze sociali e produttive. Il Pdl ha radicamento in ogni livello della società, ma come ignorare l'attacco ideologico in corso contro la casa o contro il mondo delle professioni? Tutele in queste direzioni sono doverose da parte del Pdl. E contro di noi si organizza un'«armata» che prepara unioni gay, cittadinanza lampo agli extracomunitari e casomai un po' di droga di Stato, affidando a Camusso e Landini la cabina di regia economica.
Non stiamo a perdere quindi tempo, lo dico con amicizia a tanti che stimo ma con decisione ai vedovi delle poltrone che giudico con meno generosità, con annunci di governi di larghe intese che per prima la sinistra aborre. Berlusconi scende in campo, le nostre idee sono diverse da quelle degli altri, e sinceramente sono anche migliori, e noi di cos'altro dovremmo parlare?
A chi chiede impegni condivisi da tutti per affrontare la crisi diciamo che l'accettazione con voto parlamentare da parte nostra di tante decisioni europee è più che sufficiente e che anzi l'Europa dovrebbe riflettere sull'efficacia di quegli strumenti. Non dobbiamo fornire altre credenziali. Le si chieda piuttosto alla neo-Unione di Vendola e compagni.
Insomma, crediamo un po' di più in noi stessi! Ferragosto è passato.
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