di Marco Lombardo
Sì, certo, open: come no. Ad esempio si ricorda ancora quel collega rosicone a cui anni fa veniva inflitta la tortura denominata «il Re Mida della scrivania accanto». Il vicino di turno - secondo la leggenda di redazione - veniva omaggiato di bonus e aumenti di stipendio, cosicché il povero collega aveva sempre il fegato in fiamme (soprattutto) e la bava alla bocca. E di lui, ancora adesso, si conosce una cosa precisa: durante quei mitici anni aumentavano di tono gli improperi, ma il rendimento è rimasto sempre tendente al basso.
Diciamolo, allora: sapere cosa guadagna chi ti sta intorno non è di alcuna utilità, anzi. Sarà un po' perché l'invidia è la malattia più diffusa dell'era moderna e sarà anche perché già a casa, nei nostri condomìni, c'è sempre chi è pronto a farti i conti in tasca non appena vede nella spazzatura lo scatolone di una nuova tv o - ancor peggio - una automobile ultimo modello che esce dal tuo garage. «Ma che bella... chissà quanto costa...». Affari miei grazie, appunto. Così poi arrivare al lavoro e spiattellare il proprio conto corrente al pubblico ludibrio può servire soltanto a scatenare un'inutile gara a chi ce l'ha più pesante (il portafoglio), cosa che tra l'altro capita regolarmente nelle aziende stile americano, dove a volte i dipendenti vengono trasformati in biciclette da corsa nelle schermate dei computer per valutarne il lavoro. Solo che di solito - chissà come mai - per arrivare al traguardo c'è da scalare il Mortirolo.
Ecco, dunque: invece di queste belle pensate «per aumentare la produttività», le aziende dovrebbero preoccuparsi di aumentarla davvero concentrandosi sui posti di lavoro, nel senso fisico del termine. Certo: avere un dipendente seduto alla scrivania davanti al pc fa scenografia, anche se magari il suddetto passa la giornata con lo sguardo ebete in attesa che arrivi l'ora di timbrare il cartellino.
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