Ester Arzuffi, la mamma di Massimo Giuseppe Bossetti, aveva capito. E voleva parlarne con il figlio. Gli investigatori al lavoro per scoprire l'omicida di Yara Gambirasio ne sono convinti. Hanno in mano elementi a sostegno della loro ipotesi, dedotti dai colloqui telefonici intercettati tra madre e figlio. Contro il 43enne muratore di Mapello, dunque, non ci sarebbero soltanto le tracce più note: il suo Dna ritrovato sugli indumenti intimi della tredicenne uccisa a fine novembre 2010, le rilevazioni delle celle telefoniche, la presenza di calce nei polmoni di Yara.
Esisterebbero altri indizi che la procura di Bergamo tiene coperti. Circostanze che spiegherebbero l'ottimismo degli inquirenti ripetuto ieri dal procuratore di Bergamo, Francesco Dettori. «Credo si possa tranquillamente andare a giudizio immediato», ha detto a Radio 24, cioè un processo che non passa per l'udienza preliminare. Il pm può chiederlo quando ritiene di avere prove evidenti.
L'esistenza di intercettazioni è stata rivelata ieri da TgCom24 raccogliendo indiscrezioni da un investigatore. La notizia non è stata smentita dalla procura. «Ma vi pare che possa parlarvi di intercettazioni? - ha detto il pm Letizia Ruggeri ai cronisti. - Sono segrete». I controlli telefonici (e forse anche ambientali) sono stati disposti venerdì 13 giugno, non appena i laboratori hanno dato un responso chiave: Ester Arzuffi era la mamma di «Ignoto 1», la donna che aveva avuto un figlio da Giuseppe Guerinoni, l'autista della Val Seriana morto nel 1999 individuato da tempo come il padre biologico.
Oltre a mettere sotto controllo il suo telefono (e quelli di tutti i congiunti), gli investigatori hanno «provocato» la donna. Le hanno cioè fatto capire, probabilmente attraverso una persona di sua conoscenza, che la storia della relazione con Guerinoni non era più un segreto. Ester Arzuffi ha reagito in modo imprevedibile: ha chiamato subito il figlio. Nei nastri non c'è una confessione ma una risposta interlocutoria.
Secondo gli investigatori, il semplice gesto di telefonare subito a Massimo è eloquente. Sono persuasi che la donna si fosse resa conto che gli inquirenti erano arrivati al Dna del figlio e intendesse confrontarsi con lui per decidere che cosa fare. A quel punto l'attenzione si è spostata su Massimo Giuseppe Bossetti, fino ad allora completamente ignoto alle forze dell'ordine: mai un guaio con la giustizia, mai convocato per effettuare il test del Dna nonostante che il suo telefonino fosse agganciato alla stessa cella cui era agganciato quella di Yara quando è stata portata via dall'orco che l'ha uccisa.
Il profilo di «Ignoto 1» tracciato dai genetisti era quello di un uomo tra i 40 e i 45 anni, e Bossetti ne ha 43. Nel weekend gli è stato prelevato il Dna in un controllo stradale, lunedì mattina è giunta la risposta positiva al test, nel pomeriggio verso le 17 il muratore è stato fermato mentre lavorava in un cantiere edile a Seriate. Ma è probabile che in quei giorni di controlli e intercettazioni gli investigatori abbiano avuto il sentore che Bossetti, allarmato dalla madre, volesse scappare. Per questo l'hanno fermato per il pericolo di fuga. Nell'ordinanza però non si accenna alle intercettazioni.
È una ricostruzione spietata, che restituisce un'immagine mostruosa di Ester Arzuffi, traditrice del marito, bugiarda e complice di un omicida. È davvero così malvagia questa signora di 67 anni che ha fatto l'operaia, la donna delle pulizie e da dieci anni assiste come badante una malata di Alzheimer? I sospetti che tra madre e figlio ci sia un tacito accordo sono avvalorati da una frase messa a verbale dall'indagato durante l'interrogatorio di garanzia. «Quando venne fuori la storia di Guerinoni chiesi a mia madre se lo conosceva», ha ammesso Bossetti. A chi verrebbe in mente di chiamare la mamma per una notizia del genere? L'uomo aveva sospetti sull'amore clandestino, o magari sapeva tutto, anche chi fosse il padre biologico, e si era spaventato? Ieri mattina, a una settimana dal fermo del muratore, in procura a Bergamo gli inquirenti hanno fatto il punto sulle indagini. Con magistrati, poliziotti e carabinieri bergamaschi erano presenti anche agenti dello Sco e militari dei Ros e dei Ris, questi ultimi con il loro comandante, colonnello Giampietro Lago.
I Reparti investigatori speciali dell'Arma analizzeranno i veicoli di Bossetti (la Volvo V40 familiare e un autocarro), poi toccherà all'altro materiale sequestrato in questi giorni nella casa di Piana di Mapello: vestiti, abiti da lavoro, arnesi, computer e tablet.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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