Ieri su La Repubblica , Francesco Merlo, prima firma del quotidiano, mi ha dato, tra l’altro, del «mestatore incallito». Che facciamo? Querelo, così lui e il direttore Ezio Mauro vanno in carcere per diffamazione aggravata e gratuita? Non ci penso neppure, purtroppo. Sono fatto così, la mia libertà di giudizio non è superiore a quella degli altri, per cui mi tengo stretta la prima e subisco la seconda. Ma non è questa la questione centrale dell’articolo del collega maestro mestatore Merlo sui pericoli che la toppa sia molto peggio del buco. Lui (come Filippo Facci su Libero ) pone una domanda seria: preferite voi Sallusti libero e una stampa asservita oppure Sallusti in galera e una stampa libera? Io al posto di Merlo non avrei alcun dubbio: stampa libera, e lo invito a battersi fino alla morte perché la legge liberticida (in discussione al Senato) che dovrebbe salvarmi dal gabbio non veda mai la luce. Parliamo di un mostro giuridico che nulla ha a che fare con la tutela della dignità delle persone, diversamente da quella (abortita) sulle intercettazioni che, in sintesi, avrebbe giustamente vietato la pubblicazione di conversazioni private che nulla avevano a che fare con fatti criminosi (lo prevede la Costituzione).
A differenza di Merlo,non mi stupisce l’inettitudinee la vendicativa piccineria dei senatori che stanno lavorando alla salva Sallusti. Basta dire che sono capitanati da Gerardo D’Ambrosio, l’ex pm di Mani pulite che dopo aver arrestato (a volte anche ingiustamente, come hanno poi confermato alcune sentenze) mezza classe politica, ne ha preso il posto facendosi eleggere nella Casta ( assieme al suo amico e collega Di Pietro) nei Ds ex Pci. Cosa che urla vendetta e che può capitare soltanto nella palude italiana.
Ma, caro collega mestatore, prendersela con gente così è tempo perso oltre che inutile. Come cantava Guccini, per la nostra rabbia enorme ci servono giganti, non mezze figure. E allora perché non avere il coraggio, e l’onestà, di dire che i colpevoli di questo pasticcio non sono i peones del Parlamento ma il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il primo ministro Mario Monti, la ministra della Giustizia Severino e i tuoi amici magistrati. I primi tre perché si rifiutano di varare un semplice decreto legge, due righe che dicano: per i reati di opinione non è previsto il carcere. I terzi perché autori materiali della porcata di cui stiamo parlando.
Già, caro collega mestatore, perché spero che almeno a te, uomo del mestiere, non sfugga che io non andrò in carcere per diffamazione, cosa non possibile in quanto non ho un carico penale precedente. Ci andrò perché un giudice di Corte d'Appello, persona che per definizione dovrebbe essere serena ed equilibrata, mi ha affibbiato la pena accessoria di uomo socialmente pericoloso. Cosa confermata, nonostante il parere contrario non dei miei difensori ma della pubblica accusa, da un altro giudice (si fa per dire) della Cassazione.
Capisci, collega mestatore, che di fronte a tale follia non c’è legge, vecchia o nuova, che tenga. Ti consoli il fatto che il rischio gabbio non riguarda la categoria ma solo me, in quanto non allineato nella difesa a oltranza e a prescindere dall’operato delle Procure, contro le quali in effetti ne ho scritte di cotte e di crude (ma molto meno di quanto tu abbia scritto su Berlusconi e il centrodestra, tanto per dare un metro di paragone). Onestamente, sinceramente, te lo vedi un magistrato tanto coraggioso da spedire in galera per omesso controllo, in una delle tante cause di diffamazione che ha perso e perderà, il tuo direttore Ezio Mauro? O quello del Corriere Ferruccio De Bortoli? Non scherziamo, anche se entrambi, in punta di numero di condanne amministrative, sono peggio messi di me fosse solo per via dell’anzianità di servizio.
Sai che c'è, collega mestatore? Che non so tu, ma io continuerò a mestare, se per questo intendiamo battersi al posto del silente Napolitano, capo comunistadi magistrati che sono spesso stati comunisti, per smascherare e chiedere di cacciare giudici indegni di ricoprire quel ruolo (se la galera, le radiazioni e le pene pecuniarie devono valere per i giornalisti che sbagliano non vedo perché per loro no). E continuerò a mestare, al posto dell’altrettanto silente duo MontiSeverino, perché questo Paese diventi più libero, non solo ma anche per quanto riguarda i reati di opinione.
Ecco, tutto questo, collega mestatore, manca dalla tua analisi, non so se per distrazione o per mancanza di coraggio. Perché diciamocelo: non c'è legge, né magistrato, che possa renderci liberi di dire la nostra o censurarci. Di che parliamo? La libertà o ce l’hai dentro, galera o non galera, o amen. I parlamentari poi non ci devono fare alcuna paura. Li ho già diffidati ad agire in nome e per conto mio.
Sono ottimista, non perché so che mi ascolteranno ma in quanto li ritengo incapaci, in generale ma in questo momento di fine impero in particolare, di fareuna legge in breve tempo senza infilarsi in pasticci grotteschi.Comunque, collega mestatore, vigila. Non si sa mai.
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