S ilvio Berlusconi torna all'antico e a dieci giorni dalla fine della campagna elettorale rompe gli indugi e si concede un bagno di folla vecchio stampo, a contatto diretto con la sua gente. Un cambio di passo e di schema comunicativo compiuto per sostenere la candidatura di Antonio Tajani: «Un vecchio amico, facevamo footing insieme e lo mettevo sempre sotto», scherza Berlusconi che riunisce all'Hotel Parco dei Principi tanti sostenitori azzurri per salutare il presidente di Forza Italia.
Berlusconi ricorda innanzitutto le riunioni del '93 con lo stesso Tajani, il clima che si respirava nei giorni di Mani Pulite con il crollo dell'universo politico dei moderati. Un momento storico che per il fondatore di Forza Italia era comunque migliore di quello attuale, alla luce delle tante «anomalie» che si stanno verificando nel Paese. «Nel '94 il Pci per andare al potere doveva vincere le elezioni. Oggi il Pd può farlo senza passare dal voto. Se fosse successo a noi cosa sarebbe successo? Ci sarebbe stata la rivoluzione. Oggi il Pd può stare al potere con lo 0,37. Inoltre la sua maggioranza alla Camera si fonda su 144 deputati incostituzionali. Per non parlare poi del Senato dove il governo si regge su una maggioranza di 33 senatori che sono quelli che il popolo aveva eletto mettendo una croce su un simbolo con il nome di Berlusconi sopra, voti dati per contrastare la sinistra non per governare con lei. Questi parlamentari sono là a fare da stampella. Questo non è solo scandaloso, è immorale».
Una situazione che secondo il Cavaliere non può durare. «Renzi ha detto che le prossime elezioni nazionali saranno nel 2018. Renzi non ha oggi la maggioranza dei parlamentari del Pd. Se la tiene promettendo di conservargli la poltrona fino al 2018. Io non credo che arriveranno fino a quella data. Bisognerà verificare l'andamento dell'economia. Perché un governo che non sa creare uno shock positivo non può durare, d'altra parte Renzi studia bene le cose da dire ma fare le cose è un altro discorso».
Serve, però, una «formidabile operazione di libertà» per contrastare l'organizzazione del Pd. E per vincere «dobbiamo tornare tra la gente». Berlusconi scherza sulle «sentinelle del voto», i rappresentanti di lista che «non devono avere neppure il vizio del fumo altrimenti appena escono vengono fregati». E poi si sofferma sulla capacità di autofinanziamento del partito, alla luce delle nuove norme che legano le mani (e il portafoglio) al fondatore. «Il Pd ha ancora una capacità di raccolta fondi notevole. Noi avevamo come cooperativa interna il signor Silvio Berlusconi. In 20 anni c'è sempre stato Paperon de Berlusconi, tuttora c'è una fideiussione da 87 milioni per Forza Italia. È arrivato il momento di organizzare dei professionisti della raccolta». C'è spazio poi per una riflessione sul suo difficile momento personale. «Io dopo aver lottato per la libertà di tutti non sono più un uomo libero. Il problema non sono i servizi sociali, anzi quasi quasi dovrei ringraziare i magistrati che all'interno della mia vita frenetica, mi regalano quattro ore di tranquillità a contatto con della gente normale. Ci sono altre cose difficili da sopportare, non ho passaporto, non posso andare ai summit del Ppe, devo stare ad Arcore 4 giorni a settimana. Alle undici di sera la polizia viene a controllare che io sia lì. Ma la cosa che pesa di più è che non posso fare comizi in giro, mi devo ricordare che non posso attaccare la magistratura e il capo dello Stato perché basterebbe un passo falso per essere consegnati a San Vittore». Tajani, invece, si sofferma su una sua battaglia, quella del pagamento dei debiti dello Stato verso le imprese.
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