Il maggiordomo del Papa non ha tradito per soldi

Il maggiordomo del Papa non ha tradito per soldi

La carcerazione per Paolo Gabriele, il maggiordomo del Papa condannato a 18 mesi lo scorso 6 ottobre per furto di documenti riservati sembrava un'eventualità remota. Molti, in Vaticano, davano per certa la grazia del Papa. Con la pubblicazione di ieri delle motivazioni della sentenza, però, lo scenario cambia, e per l'ex assistente di camera del Pontefice si prospetta un periodo di detenzione e solo successivamente la grazia. In casa del maggiordomo sono stati trovati un migliaio di documenti riservati (dossier top secret, lettere del Papa, missive a Benedetto XVI a cardinali e politici, informazioni probabilmente mediche sulla privacy di Ratzinger), ossia molti di più di quelli pubblicati dal giornalista Gianluigi Nuzzi nel suo libro scandalo. Condannato solo per il reato di «furto», nelle motivazioni della sentenza si può individuare un accenno al reato di rivelazione dei segreti di Stato: «l'azione posta in essere dal Gabriele è stata in realtà lesiva nell'ordinamento vaticano della persona del Pontefice, dei diritti della Santa Sede, di tutta la Chiesa cattolica». Di più: «Gabriele avrebbe tratto con la divulgazione dei documenti un vantaggio non economico forse, ma certamente intellettuale e morale». Nella vicenda, poi, spuntano i nomi di altri due cardinali: Ivan Dias e Georges Marie Martin Cottier». Figure che si aggiungono a quelle degli italiani Angelo Comastri, vicario del Papa per la Città del Vaticano e arciprete della Basilica di San Pietro, e Paolo Sardi, già citati nel corso del dibattimento, in quanto Gabriele ha dichiarato di aver parlato con loro lasciando intendere di esserne stato in qualche misura suggestionato.
Al Collegio giudicante, in ogni caso, «non risultano - si legge nella sentenza - prove della correità nella commissione dei fatti addebitati a Gabriele». Anche se, conferma il testo, «ulteriori indagini sono in corso circa la sussistenza di altre eventuali responsabilità». Secondo i magistrati, d'altra parte, «è comprensibile che Gabriele avesse contatti con molte persone, per intuibili ragioni di ufficio; nè si deve sottovalutare il fatto che, proprio per la sua prossimità al Santo Padre, fosse un interlocutore ricercato.

Per il processo al tecnico informatico della Segreteria di Stato Claudio Sciarpelletti, accusato di favoreggiamento nei confronti dell'ex maggiordomo verranno ascoltati testimoni che già erano stati chiamati dalla difesa prima che il procedimento venisse stralciato.

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