Politica

Come Mao Tse-tung

Dopo che il M5S sarà stato incoronato primo partito, Grillo predisporrà una lista di imputati. Qualcosa mi dice che rimpiangeremo la gentile dottoressa Ilda Boccassini. Al peggio non c'è limite

Come Mao Tse-tung

La parola d'ordine ormai è questa: la politica fa schifo. Esprime un concetto, però, vecchio come il mondo. O almeno quanto la nostra Repubblica. Da quando faccio il giornalista, infatti, lo sento ripetere da migliaia di bocche. Un mantra, secondo il linguaggio di moda. In realtà l'Italia, pur con i suoi drammi quotidiani, è sempre riuscita a cavarsela e sarebbe una bugia dire che ieri si stava meglio di oggi. La vita, persino quella democratica, non è mai stata facile. Attualmente, tuttavia, fra i tanti ingredienti che insaporiscono (o rendono amara) la nostra esistenza, c'è un umorismo nero inedito. Per la prima volta la politica patria si avvale del contributo di un comico di talento, Beppe Grillo, il quale, stanco di esibirsi sul palcoscenico dei teatri, si è trasferito sulla tribuna e (scusate la cacofonia) fa furore più che pria.

A giudicare dagli effetti che produce sul popolazzo, egli è un genio. C'è gente che ha dedicato decenni alla politica, per esempio Pier Ferdinando Casini, e non riesce ad andare oltre il 2 o 3 per cento dei consensi: immagino la sua frustrazione. Poi, dai recessi del cabaret, arriva un simpaticissimo Grillo urlante e con un paio di vaffanculo gridati in piazza a Bologna, nel dì dell'esordio in veste di arruffapopoli, dà il via alla propria scalata irresistibile al potere, quello vero, che fa tremare gli habitué del Palazzo all'idea di perderlo.

In termini brutali, l'ascesa del M5s suscita terrore nei partiti tradizionali: tra una gag e una risata, questo movimento strambo non solo ha bruciato le tappe, issandosi al primo posto nei sondaggi sulle imminenti elezioni europee, ma si propone, in caso d'affermazione, di processare coloro i quali, secondo il leader, sarebbero responsabili della catastrofe (economica e istituzionale) italiana. Grillo – scherzando, ci auguriamo - sostiene la necessità, in tempi brevi, di sottoporre al giudizio di un tribunale speciale, ovviamente popolare, i politici, gli industriali e i giornalisti, una sorta di trimurti colpevole dello sfascio. Poiché personalmente faccio parte mio malgrado della consorteria dei pennini, la notizia che rischiamo, io e i miei colleghi, di finire alla sbarra per aver esercitato una professione antipatica ai nuovi padroni del vapore suscita in me qualche fondata preoccupazione.

Si dà il caso che non manchino precedenti inquietanti. Mi riferisco alla rivoluzione culturale cinese. Mao Tse-tung, famoso dittatore comunista, si era messo in testa di mutare radicalmente la mentalità dei suoi connazionali, e all'uopo promosse un'iniziativa su vasta scala: una rieducazione di massa consistente nella sostituzione della penna, impugnata dai cosiddetti intellettuali, con la vanga. Il timore, in sostanza, è che Grillo condanni, attraverso i suoi militi ignoti, tutti noi, politici, industriali e cronisti, a una pena di tipo maoista: basta scrivere, basta parlare, basta produrre; è giunta l'ora di zappare e di dedicarsi alle zolle.

Simile prospettiva non induce a esultare. D'altronde il capo del Movimento 5 stelle si è recentemente espresso in maniera encomiastica nei confronti di Marx. Praticamente lo ha rivalutato. Per cui, se al prossimo passo, dovesse riabilitare anche Mao non saremmo stupiti ma infelici assai. In fondo siamo bravi ragazzi e non meritiamo certi castighi. Grillo ha annunciato di voler predisporre una lista di imputati che sarà ufficialmente divulgata lunedì mattina, dopo che il M5s sarà stato incoronato primo partito del nostro povero Paese. Quale destino ci aspetta, cari scribi, cari industriali e cari politici? Qualcosa mi dice che rimpiangeremo la gentile dottoressa Ilda Boccassini.

Al peggio non c'è limite.

Commenti