A Sochi non si è ancora finito di assegnare medaglie, anche a Olimpiade chiusa. Se il medagliere più ricco delle Olimpiadi invernali è stato, come ci si poteva aspettare, quello della nazionale russa, il medagliere del cuore lo stanno vincendo gli atleti statunitensi.
Così come è successo in Ucraina/Polonia per gli Europei di calcio del 2012, anche a Sochi, in vista della competizione, si è proceduto a un repulisti mediante sistematico sterminio, di migliaia di cani randagi. In questo quadro quadro di desolante di violenza spiccano anime di enorme generosità, come Igor Ayrapetyan, un quarantunenne russo, che ha deciso di salvare i cani di Sochi condannati a morte.
Ha dunque iniziato a percorrere più volte i molti chilometri che separano Sochi da Mosca, portando a bordo del suo Suv, il maggior numero di cani possibile. In un solo viaggio ne ha trasportai undici, collocandoli poi a casa sua e presso famiglie dotate di altrettanta generosità Un altro miliardario russo, Oleg Deripaska, ha donato una cifra consistente per la costruzione di un rifugio.
Ai due russi, ha fatto seguito l'atleta a stelle e strisce Gus Kenworthy, medaglia d'argento per lo slopestyle, che ha deciso di adottare diversi cuccioli, con l'intenzione di portarli con sé in Colorado. Il ventiduenne americano dal fisico statuario è rimasto incantato dall'espressione malinconica dei cani randagi di Sochi e, invece di dedicare le sue pagine di Facebook e i suoi Tweet alle imprese olimpiche, li ha impiegati per fare vedere al mondo i cuccioli da portare con sé negli Stati Uniti. Nonostante i soliti bastian contrari che, dalle stesse pagine, lo accusano di volersi fare pubblicità, lui va dritto per la sua strada e scrive. «Per chi lo volesse sapere, ho già preparato le cucce per i cuccioli e fissato gli appuntamenti per le vaccinazioni. Sto facendo tutto quello che posso per portarli a casa». Considerata la voglia dei russi, di sbarazzarsi dei cani, Gus non avrà molti problemi burocratici a portarli in patria con sé. Le fotografie postate da Gus sono quelle di una madre e quattro suoi cuccioli che doveva visitare presso una collina adiacente alla zona olimpica, in quanto non era permesso agli atleti introdurre cani all'interno del villaggio.
Alcuni atleti americani sono già riusciti a portare in patria alcuni cani randagi, mentre altri olimpionici stanno lottando contro la burocrazia e le restrizioni delle compagnie aeree. Pochi giorni fa, la popstar Miley Cyrus ha twettato «4 buone ragioni pr seguire @guskenworthy» che ha ritwettato, riprendendo un suo cavallo di battaglia «questo ha colpito il mio cuore come un maglio
».
L'americana Lindsey Jacobellis ha avuto una brutta esperienza ai Giochi, cadendo nel concorso snowboard cross in cui era una delle favorite, tuttavia era tutto un sorriso su Twitter, in una foto in cui grattava il mento di un bastardino nero e marrone con la scritta «io e il mio cucciolo». Secondo il suo agente Josh Schwartz, la Jacobellis ha completato la sua adozione del cane, compresa una visita a un veterinario russo e l'acquisto di un passaporto per animali domestici .
L'intera squadra di Hockey starebbe trattando con la compagnia russa Aeroflot la possibilità di un massiccio trasporto di cani dalla Russia negli Stati uniti. Insomma, è possibile che per i malinconici bastardini di Sochi sia aprano le porte di confortevoli case americane invece che l'inalazione del gas letale irrorato dai russi.
Una medaglia che vale tutte le altre.
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