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"Meloni non può perdere quei voti". Prodi sproloquia su Acca Larentia

L'ex premier accusa Meloni di puntare al consenso dei nostalgici. Ma le recenti prese di distanze di esponenti di primo piano di Fratelli d'Italia smentiscono la sua teoria

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E meno male che Romano Prodi è considerato un grande saggio della sinistra. Ieri sera, intervistato su La7, il professore ha invece messo da parte la sua lunga esperienza sul campo per lasciarsi andare a una serie di opinabili banalità. In riferimento alle commemorazioni nostalgiche di Acca Larentia, in particolare, l'ex premier ha accusato Giorgia Meloni di essere rimasta in silenzio e al riguardo ha argomentato: "Non mi stupisce, almeno in questa fase lei non può perdere quelli che sono rappresentati dalla manifestazione che abbiamo visto". Ma la tesi che la leader di Fratelli d'Italia ambisca al consenso di un gruppetto di estremisti (sai che vantaggio...) era stata già smentita nei fatti e con le parole dal partito meloniano.

All'indomani del ritrovo coi saluti romani, infatti, il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli (non esattamente un quisque de populo) aveva chiaramente preso le distanze dalla manifestazione estremista. "Noi non facciamo saluti romani, nessuno di noi ne ha fatti, per scelta e non per convenienza, da sempre e non da oggi perché stiamo al governo", aveva dichiarato. E ancora: "Fratelli d'Italia non nulla ha a che fare con il neofascismo e che ha combattuto duramente per costruire una destra conservatrice lontana anni luce dall'estremismo". Se l'obiettivo fosse stato quello di lisciare il pelo ai nostalgici (come ipotizzato da Prodi), quelle affermazioni non sarebbero mai state pronunciate.

E ancora più drastico nei confronti dei militanti col braccio teso era stato Giovanni Donzelli, altro esponente di primissimo piano di Fratelli d'Italia, il quale aveva definito i partecipanti alla manifestazione nostalgica come "duecento imbecilli che fanno il saluto romano, utili solo alla sinistra". Anche in questo caso, non esattamente una captatio benevolentiae. Peraltro, è cosa nota che gli estremisti di destra non vedano troppo di buon occhio Giorgia Meloni e il suo partito, e che anzi li considerano estranei al loro mondo.

Ma Prodi e il Pd continuano a insinuare il contrario. Così, a smentire il professore e la sua tesi esposta in tv è stato il capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera dei deputati, Tommaso Foti. "Dopo il segretario del Pd Schlein, agli italiani che guardano La7 tocca ascoltare il solito disco rotto su Acca Larenzia anche da Romano Prodi, che ha anche provato grottescamente a negare gli importanti risultati economici raggiunti fin qui dal centrodestra al governo. Secondo Prodi, ormai ricordato solo per il catastrofico ingresso nell'Euro, il presidente Meloni non condannerebbe perché si vorrebbe tenere buona la parte di elettorato presente alla manifestazione di Acca Larenzia", ha affermato l'esponente meloniano, andando poi alla replica. "Seguendo questo illuminato ragionamento, dunque, lo stesso Prodi - presidente del Consiglio a fine anni '90 - così come tutti gli esponenti del Pd che hanno fin qui ricoperto incarichi di governo, si sarebbero macchiati dello stesso 'favoreggiamento' dal momento che le commemorazioni si sono svolte ogni anno dal 1979 ad oggi", ha osservato.

E in effetti non si capisce come mai in passato la sinistra non si fosse indignata in egual modo per le manifestazioni nostalgiche su Acca Larentia, che peraltro aveva registrato un record di presenze proprio durante il governo di centrosinistra. Così, Foti ha accusato il professore di "doppia occasione mancata".

La prima - ha argomentato - "è non averci risparmiato un'immensa banalità, atteso che anche con Romano Prodi presidente del Consiglio, la ricorrenza di Acca Larenzia venne celebrata tra saluti romani e invocazioni del 'presente', senza che il predetto proferisse nè prima nè dopo parola alcuna". La seconda - ha concluso - "è quella di non aver lanciato un appello chiaro per chiedere verità e giustizia su di una strage che ha visto l'uccisione di tre ragazzi, la cui unica colpa era quella di far politica a destra"

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