Mentana pensava di aver fatto solo un brutto sogno: sudava freddo, vedeva il sorriso smagliante di Berlusconi che s'ingigantiva davanti alla sua faccia, tremava immaginando la stretta di mano tra Bernabè e l'ex premier. Poi si è svegliato, ha capito che non era un incubo, ma un'ipotesi riportata su tutti i giornali e allora ha immediatamente twittato: «Ne bis in idem». Insomma, lui, se davvero il «Caimano» dovesse comprarsi La7, se ne andrebbe seduta stante, mai ripetere la stessa cosa due volte. Soprattutto, se quella cosa si chiama Mediaset, il luogo da dove provengono «molti mali d'Italia» e dove lui ha lavorato per 18 anni. Così Mentana si infila l'aureola del martire ancor prima che venga dichiarata la guerra, il saccheggio, la fucilazione dei nemici. Poi, comunque, si ricorda di essere un fior di giornalista e aggiunge, sempre su Twitter: «Mediaset compra La7? Solo un'azione di disturbo: ma quando cambia l'editore è inutile gridare al lupo». A sera, in un editoriale nel suo Tg, ribadisce: «Se dovesse accadere, per coerenza e per dignità, mi dimetterei dalla guida di questo telegiornale», ricordando di essere andato via da Mediaset tre anni fa proprio per «divergenza su come si fa informazione» e chiedendo che Antitrust e Agcom chiariscano in fretta se l'operazione sarebbe legale.
A Mentana, non appena si è diffusa la notizia che Mediaset ha presentato una manifestazione d'interesse per le reti Telecom (che significa fare un'offerta non vincolante per poter valutare la questione), si sono accodati tutti quelli che vedono come fumo negli occhi qualsiasi cosa provenga da Cologno Monzese. Come è possibile - si chiedono in coro Paolo Gentiloni (deputato del Pd), Felice Belisario (presidente dei senatori dell'Italia dei valori), Vincenzo Vita (senatore Pd in commissione di Vigilanza Rai) - che il gruppo del Biscione possa solo pensare di acquistare La7, di spegnere una voce di libertà, di concentrare ancora più televisioni sotto un solo padrone, di ingrandire ancor più il conflitto di interessi?
Certo, a vederla dalla parte dei vari Mentana, Santoro, Lerner, l'acquisto, se dovesse mai realizzarsi, suonerebbe davvero come una beffa: dopo tutti i giri, gli scazzi, gli editti bulgari, gran parte degli «odiatissimi» e «sinistrissimi» anchormen rifugiatisi a La7 si ritroverebbero di nuovo sotto Berlusconi. Roba da finire sul lettino dello psichiatra... Ma di cosa hanno veramente paura i politici che sono intervenuti sulla questione, l'Fnsi (il sindacato nazionale dei giornalisti italiani) e il sindacato interno de La7? Che si tratti di una manovra in vista delle elezioni: La7 è la televisione più schierata a sinistra e anche quella più forte e più vivace sul fronte dell'informazione, piena di giornalisti pronti a mettere in luce le magagne del Pdl: una spina nel fianco in campagna elettorale, una spina da smussare...
Però, dalle parti di Cologno, in questo momento si ragiona più sui soldi che sulle questioni politiche del fondatore. Mediaset - a fronte di un grave calo pubblicitario che sta devastando anche altri network - ci penserà più di due volte a sborsare denaro per acquistare un'azienda che ha un forte deficit (perdita netta di 35 milioni nel primi sei mesi del 2012) anche se vanta una raccolta pubblicitaria in costante aumento. Questo non impedisce al gruppo, come ad altri investitori interessati tra cui Sky, gruppo Cairo, Discovery Channel, Ben Ammar, di valutare la questione. Difatti, altri commenti che arrivano da dentro i canali Telecom, sono più prudenti rispetto a quello di Mentana. Gad Lerner dubita - anche per scaramanzia - che la manifestazione d'interesse possa avere un seguito: «Sarebbe una lesione clamorosa del già scarso pluralismo dell'offerta tv in Italia. Tenderei comunque ad escludere che Berlusconi venga ad accomodarsi nel nostro postribolo televisivo. Ma evitiamo psicodrammi.
Tra gli investitori interessati a La7 vi sono professionisti come Cairo, Claudio Sposito, Marco Bassetti, che in passato hanno lavorato nell'orbita Mediaset, ma non per questo vanno etichettati come prestanome berlusconiani». Insomma, che arrivi chiunque tranne il «Caimano».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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