Politica

Le mete mancate da Andreotti

Quirinale, segreteria, presidenza del Senato, tutti gli obiettivi mancati dal Divo

Giulio Andreotti è stato definito "l'uomo dei record" nella prima Repubblica. È stato sette volte presidente del Consiglio, 21 volte ministro, una carriera costellata di successi. Ma nel lungo "curriculum" politico manca qualcosa, tre grandi "mete" mai conquistate dal Divo: Colle, segreteria della Dc, presidenza del Senato.

Eppure al Quirinale era stato candidato già nel 1992, quando bisognava decidere il successore di Francesco Cossiga e stava per scoppiare lo scandalo tangentopoli. Andreotti ha cercato alleanze a tutto campo, facendo nascere una lotta sotto traccia con Arnaldo Forlani. Il 13 maggio erano cominciate le votazioni e la Dc ancora non aveva un suo candidato. Il giorno seguente, Forlani andò a trovare Andreotti a Palazzo Chigi, annunciando, non si sa quanto sinceramente, di farsi da parte a favore del Divo. Solo tre quarti d’ora dopo Enzo Scotti (allora uno dei capi del "grande centro" democristiano) sentenziò: "Mi dispiace, ma il nostro candidato è Forlani". A quel punto gli andreottiani si vendicarono: prima, nella riunione dei gruppi parlamentari che doveva ratificare la candidatura di Forlani, anche gli andreottiani votarono a favore del segretario della dc; poi, il pomeriggio del 16 maggio, fecero mancare 34 decisivi voti.

Mai raggiunta nemmeno la segreteria della Democrazia Cristiana, alla quale non ebbe mai la possibilità di candidarsi per davvero. Con Fanfani c’era stata rivalità, con Moro incomprensione, con De Mita aperta ostilità. Andreotti si è dovuto accontentare di essere un "king maker", favorendo le ascese e cadute dei vari segretari democristiani, ma per lui nessuno mai propose la segreteria.

Nella sua carriera, Andreotti non riuscì a conquistare nemmeno lo scranno più alto del Senato. Candidato dal centrodestra contro Franco Marini nel 2006, Andreotti perse la sfida contro il suo ex compagno di partito nella democrazia cristiana, che, dopo qualche tribolazione, riuscì ad assicurarsi il pieno dei voti della coalizione del centrosinistra.

L'unica seduta che potè presiedere fu quella inaugurale della precedente legislatura come senatore anziano, dopo le rinunce di Oscar Luigi Scalfaro e Rita Levi Montalcini.

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