Stasera Milena Gabanelli si occupa a Report del nuovo ospedale di Bergamo. Ci sarà da ridere, perché la vicenda di questa struttura è paradigmatica del nostro sistema senza eguali al mondo per capacità di sprecare denaro pubblico, cioè dei cittadini. Basti pensare che la città da quasi mezzo secolo disponeva (dispone) di un gioiello sanitario e architettonico. Quindi? Qualcuno un po' superficiale ha pensato di dismetterlo ovvero di utilizzarlo per altri scopi. Opzioni: un polo universitario oppure un bel quartiere residenziale da affidare, magari, a un eccellente speculatore nel ramo cementizio.
Detto fatto. Dato che lo Stato è in bolletta marcia, sono stati spesi 500 milioni di euro per erigere un colosso di cui non si sentiva la mancanza. Vano (...)
(...) ogni tentativo da parte di varie persone sagge di fermare le escavatrici con la seguente proposta: ammoderniamo il vecchio ospedale, che è situato in una buona posizione, funziona alla grande e ha un parcheggio idoneo; così ci risparmieremo almeno due terzi della somma stanziata per edificare quello nuovo. Discorso sensato, e subito respinto con perdita.
Tutto questo avveniva negli anni Novanta, quando in Italia le cose cominciavano già ad andare male, ma i politici - locali e nazionali - non se n'erano accorti causa cecità. Eccitati all'idea di avere un nosocomio avveniristico, gli amministratori si gettarono a capofitto nella realizzazione dell'opera. Si trattava di identificare un'area adatta. Dopo lunghi studi, essi scelsero la peggiore: la Trucca, estrema periferia, un luogo storicamente deputato all'amore automobilistico (camporella), praticamente una palude. Motivo? Nessuno avrebbe comprato un metro di quel terreno acquitrinoso, pertanto fu giudicato adeguato. E avanti coi lavori, spesso interrotti perché costruire sull'acqua non è facile.
Un particolare. La gara d'appalto fu vinta da un'impresa di Bari, nonostante sia arcinoto che i bergamaschi sono riconosciuti muratori provetti, di inarrivabile bravura. Non importa. È invece importante sapere che l'ospedale, secondo piani rigorosamente prestabiliti, si sarebbe dovuto inaugurare nel 2009. Figuriamoci. Siamo alla fine del 2012 e il taglio del nastro è ancora lontano. In compenso è stato tagliato l'apparato sanitario: aboliti alcuni primariati, ridotti gli organici infermieristici eccetera.
Negli ultimi giorni è stata strombazzata la notizia: i battenti si apriranno il 17 novembre. Ullallà! Sarà vero? Campa cavallo. Traslocherà il personale amministrativo, tanto per fare un po' di scena. Quanto ai pazienti, portino pazienza, altrimenti che pazienti sono? Presto o tardi arriverà il loro turno e anche quello dei medici. Con calma, però. Infatti il nuovo ospedale è al momento privo di centrale di sterilizzazione, che tuttavia funziona perfettamente in quello vecchio. E allora? Situazione grottesca. L'unica certezza è che l'operazione è costata mezzo miliardo di euro.
Quanto denaro potrà essere recuperato con la vendita della struttura che sarà abbandonata (quando?). Non esiste una stima seria. È stata annunciata un'asta. Chi è il fesso che compra un'area tanto vasta ma sprovvista di destinazione d'uso? Qui sorgono una ventina (minimo) di padiglioni, edifici mastodontici (310mila metri quadrati), di cui si ignora il futuro e perfino il presente. Non solo.
Evidentemente la «linea della palma» (Sciascia docet) è salita al Nord e ha raggiunto i bricchi orobici. Beppe Grillo ringrazia. Farà il pieno di voti anche a Bergamo, senza fatica, come in Sicilia e altrove.
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