Il giorno dopo il telegiudizio universale c'è ancora tanta adrenalina in circolo. Difficile metabolizzare in fretta i picchi di tensione di quello che potrebbe rappresentare, oltre che la chiusura di un'epoca politica, anche l'apice della carriera di giornalista di Michele Santoro. Ma lui è così: personaggio complesso, scaramantico e irrequieto. Allergico ai facili entusiasmi e mai soddisfatto fino in fondo. Perfezionista maniacale, stenta a godere pienamente anche dei successi. L'altra sera a caldo, subito dopo la conclusione del match, era ancora irritato per la lettera compulsata da Berlusconi sulle cause civili di Travaglio. Un mattinale che aveva spezzato il ritmo della trasmissione. Un fuori programma rispetto alle previsioni che lo aveva costretto a un'impennata aggressiva perché Travaglio stava subendo il contraccolpo. Secondo gli spifferi che filtrano dalla redazione sembra anche che le performance impacciate di Luisella Costamagna e Giulia Innocenzi non abbia soddisfatto appieno il conduttore. Comunque, sbollita un po' di tensione, saluti a tutti e a casa. Come al solito, come ogni giovedì. Niente cene in ristoranti frequentati da colleghi e dalla Roma politica, dove più facilmente s'intrattiene Travaglio con gli altri collaboratori del programma. L'abitudine è questa. Il verdetto arriva il giorno dopo con i numerini dell'Auditel. Una deflagrazione. «Il record di sempre delle trasmissioni di La7 e dello stesso Santoro», esulta Paolo Ruffini. «Un grande racconto televisivo», rincara il direttore della rete di Telecom Italia Media.
Il 33,6 per cento di share con 8 milioni 670mila telespettatori per un programma d'informazione potrebbero persino essere la sigla finale della lunga carriera del telegiornalista più controverso. Non ci crede Berlusconi che pure aveva pronosticato il record. «Considero Santoro un eccellente professionista», ha chiosato a margine di un'altra trasmissione. «È da anni sulla scena e andrà avanti ancora per anni come protagonista della tv», è l'augurio con onore delle armi all'antagonista. Più di così? Ce n'è abbastanza per godersi la vittoria anche oltre i dati che sono da mondiali di calcio. «Quando intorno alla mezzanotte ci sono oltre 9 milioni e mezzo di spettatori e uno share superiore al 51 per cento», sottolinea Carlo Freccero «non c'è altro da aggiungere». Gli altri rosichino d'invidia.
Il record è confermato anche dai tweet, oltre duecentomila nel corso del programma, con il cognome del conduttore al secondo posto (40.559) dietro quello di Berlusconi (62.776). Tra i cinguettii più rilanciati quello di Leonardo Pieraccioni: «Altri tre giovedì da Santoro e Silvio piglia il 40 per cento». Acidissimo il commento di Sabina Guzzanti, da sempre grande amica di Michele, ma abbonata al tweet traboccante veleno come ai tempi del successo di Fiorello. L'altra sera ha postato. «Servizio Pubblico non mi avete convinta. Non voterò Berlusconi». Altrettanto caustico Antonio Ingroia, habitué sia dello studio che della visione del programma. «Vedo sempre Servizio Pubblico, ma questa volta ho deciso di non vederlo», ha dichiarato sdegnoso.
Insomma, il giornalismo è buono solo se tira acqua dalla nostra parte e il conduttore indossa i pani del torero contro il nemico pubblico numero uno. Ecco, sono questi probabilmente i pensieri che turbano il day after di Michelone. La distanza degli amici. L'incomprensione per il compimento di un lavoro di anni. Si sa, nel momento del successo i leader vorrebbero avere tutti dalla propria parte senza distinzioni. Se poi si tratta di clamorose prese di distanza come in questi casi, il nervosismo aumenta.
Chi gli ha parlato ieri dice che alcuni sassolini Santoro se li è tolti anche nei confronti di qualche collega di La7. Fortuna che l'ha chiamato Celentano per complimentarsi. È andata bene, te l'avevo detto che sarebbe stato un gran colpo. Alla faccia degli invidiosi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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