
Risulta paradossale che proprio il 10 agosto, esattamente a 24 anni dalla scomparsa di Gianfranco Miglio, sia circolata la notizia che ad Adro in provincia di Brescia nei giorni scorsi sia stata tolta l'intestazione dell'unica scuola italiana dedicata al grande studioso comasco.
Dalle Alpi a Lampedusa, molte scuole sono intestate a figure irrilevanti, mentre la statura intellettuale di Miglio (che, tra le altre cose, ha fatto tanto per far conoscere e apprezzare anche in Italia pensatori come Carl Schmitt e Otto Brunner) è fuori discussione. Perché allora la decisione di archiviare quel nome?
L'argomento usato dalla giunta del Pd per modificare la denominazione del polo è che, quindici anni fa, la dedica all'ex preside della facoltà di Scienze Politiche della Cattolica non sarebbe stata concordata tra Comune e Consiglio d'istituto. Probabilmente siamo di fronte a piccole beghe da strapaese, che però fanno torto a uno dei padri fondatori della moderna scienza politica italiana. Non oso immaginare cosa succederebbe in Italia se, per un analogo vizio formale, a Carignano si cancellasse la dedica a Norberto Bobbio.
A ben guardare, però, non c'è da stupirsi; e alla fine va bene così, nonostante quello di Miglio sia un pensiero che colpisce per il rigore e la profondità.
Nei decenni scorsi il pubblico ha conosciuto Miglio per quella scelta che lo portò a essere un senatore della Lega Nord. Allora egli apparve un uomo di parte, mentre si dice che le scuole statali devono accogliere tutti. Non è però questo che ha fatto smontare l'insegna dell'edificio. Sono innumerevoli gli istituti che ricordano Antonio Gramsci (fondatore del Pci) oppure Alcide De Gasperi (leader della Democrazia Cristiana del dopoguerra). In fondo, nella storia del Novecento i partiti politici hanno avuto un enorme peso e molti statisti e intellettuali hanno legato il loro nome a uno di essi.
Le vere ragioni alla base della censura ai danni del Profesùr vanno quindi trovate altrove, e in particolare nel suo essere stato un uomo anti-sistema; e ovviamente se fai quella scelta non puoi aspettarti che le istituzioni volte a plasmare il senso comune delle nuove generazioni ti ricordino.
Miglio non nasce rivoluzionario. Quando ad esempio con il cosiddetto Gruppo di Milano avanzò una proposta di riforma istituzionale, era chiaro che insieme a Giovanni Bognetti, Giorgio Petroni e altri ancora immaginava un percorso graduale di trasformazione. Ma poi cambiò idea. Negli scritti degli anni Novanta, infatti, troviamo una critica radicale dell'obbligo politico e della tassazione, dell'unificazione nazionale imposta e dei meccanismi di spoliazione; e tutto questo è veramente sovversivo.
In ogni tempo e spazio, la toponomastica e la stessa intitolazione delle scuole pubbliche servono ad autolegittimare il ceto governante.
Se nonostante i lutti della prima guerra mondiale, le piazze sono state dedicate a Luigi Cadorna e ad Armando Diaz la ragione è chiara. Di conseguenza, l'assetto di potere dell'Italia odierna può accettare una scuola dedicata a Pier Paolo Pasolini, ma non a Gianfranco Miglio. E questo vale per Adro come per ogni altra località.