Milano - Quella che una volta era la città da bere. Una volta, appunto. Ora la città degli aperitivi, a giudicare dalla classifica di Tripadvisor, sembra rintanarsi in casa e si fa battere da Roma, Parigi e perfino da Helsinki. E tutto questo accade alla vigilia di Expo, quando orde di turisti si riverseranno nel capoluogo lombardo aspettandosi il divertimento servito su un piatto d'argento e condito in mille salse diverse.
La movida milanese c'è, resiste a ordinanze e divieti. Ma è sempre qualcosa che dà fastidio, un fenomeno da limitare, da spostare altrove, da incoraggiare ma solo in certi orari, «dalle-alle», o da regolare a doppia velocità, a seconda delle zone. Un esempio. Il Comune di Milano ha deciso che i locali all'Arco della Pace e in corso Como-Garibaldi devono chiudere entro le 2. Al Ticinese invece possono proseguire fino alle 3. Nei prossimi giorni lo scontro tra gestori dei pub e amministrazione dovrebbe arrivare a una svolta, se non altro per dare le stesse regole a tutti. «Altrimenti - annunciano gli esercenti - ci lanceremo in una valanga di ricorsi».
C'è stata l'estate del coprifuoco, quella in cui i gestori dei locali sono stati costretti a rispedire a casa i gruppetti di ragazzi che si intrattenevano troppo a lungo a parlare per strada. C'è stata la tassa sui tavolini all'aperto, c'è stato il divieto di servire birre in bottiglie di vetro, troppo rumorose nei cin cin notturni all'aperto. E va bene, la gente ha il sacrosanto diritto di dormire e chi abita vicino a qualche pub non può essere condannato a notti insonni in nome del divertimento by night di altri. Ogni tanto però si è esagerato. Qualche mese fa l'amministrazione comunale si è pure inventata il divieto di vendere coni gelato dopo la mezzanotte. Una scelta che ha fatto insorgere la città e che ha costretto il sindaco Pisapia a correggere in fretta e furia la delibera anti doppio gusto. Resta la piaga del «dove far sfogare la movida». Ai Navigli la convivenza residenti-popolo della notte ha effetti collaterali che da aprile a ottobre fioccano denunce e mail infuriate ai giornali da parte dei residenti. Idem all'Arco della Pace, dove le gimkane di auto proseguono fino a notte fonda. Emergono nuovi quartieri che, tra mille difficoltà, si fanno largo e conquistano i più giovani. Il Comune punta a far traslocare il divertimento in pieno centro, zona uffici, per fare in modo che musica e caos non diano fastidio a nessuno. Ma dimentica che anche attorno a piazza Affari, dove sono state organizzare feste per tutta l'estate, abitano famiglie che hanno il diritto di dormire.
Mentre la diatriba movida-quiete procede senza soluzione, lo sky line della vita notturna ha subito colpi non indifferenti, che hanno fatto slittare Milano nelle retrovie del divertimento. L'Epam, l'associazione che rappresenta i pubblici esercizi, calcola che nel giro degli ultimi dieci anni hanno chiuso 35 discoteche. Nel 2003 i locali con licenza da ballo erano 113, ora sono appena 78.
Lo storico Rolling Stone è stato abbattuto per lasciare posto a un grattacielo, idem il Rainbow, ex protagonista della scena rock milanese. L'anno scorso ha tirato le cuoia anche l'Atlantique, dopo 17 anni di serate e brunch. L'Astoria è diventato un negozio di moda e lo Shocking Club lascia il posto a un megastore alimentare che spazzerà via l'intero teatro Smeraldo.
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