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La minaccia della «scissione amichevole» è rientrata nelle ultime ore

La minaccia della «scissione amichevole» è rientrata nelle ultime ore

RomaC'è chi la vede come una prospettiva politica naturale. Chi la considera come un'ultima ratio da percorrere qualora il clima nelle prossime due settimane diventasse irrespirabile. Fatto sta che l'idea di una «scissione amichevole», nel mondo degli ex An presenti nel Pdl, è sempre dietro l'angolo. In realtà lo strappo per qualche ora ha rischiato davvero di concretizzarsi. Nel primo pomeriggio di giovedì, dopo una lunga e concitata riunione, gli ex dirigenti di Via della Scrofa legati alla vecchia Destra Protagonista avevano comunicato ad Angelino Alfano l'intenzione di lasciare. Una decisione legata all'insofferenza verso l'eccesso di stop and go delle ultime settimane, verso una guida politica troppo piena di curve e povera di chiarezza, ma anche a un modello di primarie che non convinceva affatto.
L'ufficio di presidenza, però, con quello che è stato vissuto come «un vero esercizio di leadership» da parte di Alfano ha ribaltato le decisioni e convinto gli ex An a concedere una prova d'appello al segretario. «Lo abbiamo sempre sostenuto e abbiamo puntato su di lui già da prima dell'estate quando non era facile farlo. È evidente che le sue parole a Palazzo Grazioli hanno agito come un tonico. È come quando vinci un derby con un gol negli ultimi minuti. È evidente che lo gusti di più», spiega Massimo Corsaro. A questo punto, però, la cambiale affidata al segretario non può essere in bianco. L'impressione è che l'appoggio alle primarie venga concesso in cambio di precise garanzie anti-Monti bis. «Bisogna rilanciare la presenza del centrodestra, dire con chiarezza mai con la sinistra, dichiarare che nel futuro non ci possono essere governi tecnici», spiega Maurizio Gasparri. «L'ufficio di presidenza è stato un momento di verità, non di scontro. Alfano ha dimostrato coraggio, Berlusconi volontà di sostenere un cammino verso il futuro e il ricambio. Ora bisogna passare all'azione». Un copione sposato all'unisono da Ignazio La Russa. «Un governo Monti vorrebbe dire una maggioranza che guarda a sinistra. Io penso all'opposto. Dopo questa parentesi di governo tecnico gli italiani dovranno poter scegliere un programma che non preveda un'agenda politica dettata dalla Cgil». Alla domanda sull'isolamento degli ex An nel partito la risposta è secca: «È esattamente il contrario. Non siamo mai stati così coccolati e inseguiti. Il mio voto alle primarie? Alfano». Un cerchio che viene chiuso da Pietro Laffranco: «Serve un programma credibile. Ma soprattutto dire con chiarezza: mai più con la sinistra, mai più con Monti».
Uno slogan che Massimo Corsaro porterà in una manifestazione pubblica organizzata a Milano per il prossimo 17 novembre. «La legge elettorale sarà il vero banco di prova, bisogna sapere subito chi sarà il vincitore» spiega il capogruppo vicario. Il crinale è chiaro: noi siamo disposti a mettere in conto una stagione di opposizione.

Altri, invece, sono disposti a fare accordi anche con il diavolo pur di ottenere uno strapuntino in un futuro governo».

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