Politica

LE MISURE ANTI CRISI

RomaLa manovra si abbatte sulle piccole Province, quelle sotto 220mila abitanti che non sono confinanti con l’estero e non si trovano nelle Regioni a statuto speciale. Su 110 in tutto il territorio nazionale, ne saranno cancellate tredici. È una delle ultime novità della manovra economica approvata ieri sera dal Consiglio dei ministri. Un testo da circa un centinaio di pagine e 22 articoli, che contengono una miriade di interventi. L’obiettivo è di far risparmiare la spesa dello Stato, consentendo al deficit pubblico di arrivare al 3% del prodotto interno lordo alla fine del 2012, e rispettando così gli impegni europei.
Non solo Province fra le novità dell’ultimo momento. Il blocco degli stipendi dei pubblici dipendenti scatta già da quest’anno. Fino al 2013, travet e dirigenti riceveranno i cedolini fermi al livello del 2009. Altre due novità dell’ultima ora riguardano le pensioni e i tagli alle spese della politica. Alle dipendenti della Pubblica amministrazione viene chiesta un’accelerazione di due anni per raggiungere la parità di età di pensionamento con i colleghi uomini, a 65 anni. Ci si doveva arrivare nel 2018, mentre adesso si punta al 2016. Quanto ai costi della politica (in questo caso delle istituzioni) anche il Quirinale parteciperà ai risparmi con un taglio della spesa per il suo funzionamento. Però, i tagli ai parlamentari verranno decisi direttamente dalle Camere. La riduzione ai rimborsi elettorali ai partiti è più forte del previsto: avranno il 20% di quanto ricevono ora.
Un’altra novità della manovra cancella il libretto al portatore, postale o di deposito bancario. I libretti non nominativi, che nel tempo si sono trasformati in molti casi in veicoli di evasione fiscale, dovranno essere tutti estinti entro il 30 giugno 2011.
I capisaldi della manovra biennale da 24 miliardi, o probabilmente poco più (almeno 12 miliardi nel 2001 e altri 12 nel 2012, ma siccome gli interventi sono strutturali il taglio effettivo 2012 è di 24 miliardi, ha spiegato Giulio Tremonti), restano quelli indicati nei giorni scorsi, a partire dalla lotta all’evasione fiscale, da cui si attendono 6-7 miliardi di euro nel primo anno, anche grazie ai proventi della sanatoria sugli «immobili fantasma», non si sa bene quanto allargata. È probabile che la trasformazione in condono avvenga, attraverso emendamenti, durante l’iter parlamentare del provvedimento.
Una seconda colonna portante della manovra è rappresentata dai tagli alle Regioni, Comuni e Province, che ammonterebbero a 13 miliardi nel biennio, oltre al taglio al Fondo sanitario nazionale, da 550 milioni nel solo 2011. Terzo capitolo, la previdenza: il rinvio dei pensionamenti di anzianità e di vecchiaia, l’anticipazione del pensionamento a 65 anni delle donne nella Pubblica amministrazione, più gli strettissimi controlli sulle pensioni d’invalidità dovrebbero portare risparmi consistenti. Tuttavia non ci sarà più, al contrario di questo era stato anticipato, il tetto di reddito per gli assegni di accompagnamento. Infine c’è il maxi-taglio alla Pubblica amministrazione centrale, con la riduzione del 10% sulle spese dei ministeri, la sforbiciata alle auto blu e, appunto, il blocco delle retribuzioni al livello del 2009. A questi interventi si aggiunge una miriade di misure settoriali, come ad esempio l’addizionale del 10% sui bonus e le stock option dei grandi manager della finanza, o come l’introduzione del pedaggio su tratti autostradali dell’Anas e sul grande raccordo anulare di Roma. Saltano le norme sulla Protezione civile e si «salva» dall’estinzione l’Ice.
Prima del Consiglio dei ministri, una folta delegazione ministeriale capitanata da Gianni Letta ha incontrato i rappresentanti di Regioni e Comuni, e successivamente imprenditori e sindacati. A tutti Tremonti ha chiesto la partecipazione a un intervento necessario per evitare pericoli alla greca. Ai sindacati ha assicurato che sulle pensioni «non ci sono trappole». Questo è bastato a Cisl e Uil; ma non alla Cgil, che ha definito «iniqua» la manovra. Preoccupate le Regioni per i tagli.
Il decreto è stato approvato rapidamente, in poco più di un’ora di discussione a palazzo Chigi: ma è molto probabile che oggi saranno apportati alcuni ritocchi al testo. Infatti, fino all’ultimo, nel corso del Consiglio, si è trattato almeno su tre interventi: la cosiddetta «tracciabilità», in sostanza il limite all’uso dei contanti per i pagamenti, fissato a 5.

000 euro; l’entità dei tagli ai ministeri; la riduzione degli stipendi ai dirigenti della Pubblica amministrazione.

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