diSono rimasto molto colpito da questa iscrizione quasi di massa all'Arcigay. Non mi ha colpito affatto la sorpresa, il malumore e anche il trauma di tanti lettori del Giornale che non hanno capito il senso di una operazione, che invece potrebbe avere un senso molto chiaro, se solo fosse ben ragionato e spiegato.
L'equivoco, il malessere, l'improvvisazione, la reazione stupefatta e talvolta indignata dei lettori più rigidi nasce a parere mio dalla mancanza di una premessa: il gancio ben murato su cui poi si possono appendere le conseguenze. Quel gancio manca. Eppure vent'anni fa c'era. Ora al suo posto c'è un buco. In quel buco va murato di nuovo il gancio mancando il quale anche una coraggiosa iniziativa può perdere senso o assumere addirittura il senso contrario: «Che cos'è questa novità?». Qual è il gancio mancante, senza il quale anche una mossa coraggiosa e spiazzante come quella dell'iscrizione all'Arcigay può apparire invece improvvisata, inspiegabile e anche per una buona parte e importante del nostro solido «lettorato» - irritante? Ve lo dico subito qual è il gancio mancante: il gancio liberale. L'aggettivo liberale è inflazionato. Oggi, a chiacchiere, tutti si dicono liberali. Pure Renzi, quando ciancia a ruota libera, è liberale. In fondo non accade lo stesso con la parola «Libertà»? Un cimitero lastricato di lapidi: Piazza della libertà, viale della libertà, morti per la libertà, libertà vo' cercando ch'è sì cara, che male volete che facciano parole innocue come libertà e liberale? Pret à porter, buone in ogni stagione e per tutti gli usi. E invece no. La libertà è una cosa, prima che una parola, terribile. Implica la responsabilità, la scelta. La fatica di scegliere e, dunque, di essere. Noi invece siamo disabituati a praticare la libertà, benché ce ne riempiamo la bocca. E torniamo ai gay. L'adesione improvvisa e quasi folcloristica all'Arcigay senza una premessa, senza una doverosa premessa, mi lascia più sconcertato che contento. Ma se le premesse vengono enunciate, il rapporto si capovolge: ne sarei contento e mai sconcertato. La premessa che dunque manca è che noi siamo dei liberali. Forza Italia nacque come partito liberale di massa. Non lo divenne mai, di fatto, perché non potendo governare da sola e dovendosi alleare con forze politiche poco o niente liberali, accadde che la vena sorgiva del liberalismo diventò sterile, superata dal chiacchiericcio sul liberismo economico che è tutt'altra faccenda. Essere liberali è un fatto ideologico. Quando la gente di sinistra dice che «sono morte le ideologie», dice una grandissima bugia.
Lucio Dalla in una sua canzone cantava «E noi faremo l'amore, ciascuno come gli pare». Ed è anche ora che ci mettiamo in testa tutti, senza risse, senza bava alla bocca che circa un decimo della popolazione mondiale di tutti i tempi e di tutti i luoghi, è omosessuale, maschi e femmine. Chi crede in Dio deve riflettere sul fatto che se è così, vorrà ben dire che a Dio sarà piaciuto creare il mondo così. Essere gay non è una virtù, non è una pena, non è una deformazione, non è una colpa, non è un «vizio» (come si diceva una volta).
Attenzione: rispettare non vuol dire tollerare. Si fa molta confusione fra tollerare a denti stretti e magari ringhiando, e rispettare. Ecco ciò che a parer mio mancava e manca in questo annuncio a sorpresa di alcune eccellenti iscrizioni all'Arcigay. Perché? Perché noi amiamo i gay? Potrebbe essere, ma potrebbe anche non essere. Il rispetto non prevede necessariamente l'amore. E allora approfitto per suggerire a Silvio Berlusconi di cogliere l'occasione del mancato successo alle Europee (dove Forza Italia ha comunque preso di più di quanto prese Craxi al top della sua fortuna politica) e di un certo sbando nei principi, per fare nel corpo di questo partito una potente iniezione liberale. Una dose da cavallo, una dose da shock di cui secondo me e tanti altri, il suo partito ha immediato bisogno. Oggi l'Italia è disseminata di liberali, specialmente giovani, raccolti in decine di conventicole liberali che non trovano la forza di mettersi insieme. E allora propongo un sogno: creare all'interno di Forza Italia un'area di liberali che sviluppino una politica liberale nei grandi principi e dire la sua su tutto: dall'immigrazione, alle tasse, dall'uso dell'enorme e negletto patrimonio dei beni culturali di cui molto si chiacchiera e poco si fa (salvo quel che sta facendo in concreto Edoardo Sylos Labini come responsabile della Cultura) aprendo ai privati, creando una industria della cultura libera e liberale, creare ricchezza e posti di lavoro.
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