Politica

Monti: "Abbiamo evitato il tracollo dell'Europa"

Il premier vanta miracoli: "Abbiamo evitato il precipizio". Ma il vero SuperMario che è riuscito ad abbassare lo spread è un altro

"L’Italia ha schivato il precipizio e è una forza viva e creduta, non so se credibile dell’Europa, a cui ha concorso a dare questa svolta". Ospite della Fiera del Levante, il presidente del Consiglio Mario Monti si presenta - per l'ennesima volta - come il salvatore della patria. La disoccupazione alle stelle? La pressione fisccale da record? La crisi del settore industriale e delle imprese italiane? Sono tutti problemi a cui il Professore preverisce non guardare. Mentre i mercati e la comunità internazionale plaude all'intervento del vero SuperMario (Draghi) che è riuscito, almeno per il momento a riportare lo spread tra i Btp e i Bund sotto la soglia psicologica dei 400 punti base, l'altro Mario (Monti) va ripetendo in giro che adesso va tutto bene e che il rigore era necessario. "Condivido alcune critiche rivolte all’azione di governo - spiega - anzi le condividerei se non avessi presente la drammaticità della sfida che avevamo da affrontare".

Anche alla Fiera del Levante, il presidente del Consiglio prova ad arrogarsi tutti i meriti dei tecnici e a promettere imminenti misure per sostenere la crescita e incentivare il rilancio del Paese. In realtà, la "ricetta" è sempre la stessa. Tanti slogan, pochi interventi concreti. "La crescita è l’obiettivo centrale del mio governo ma questa non si realizza senza interventi radicali sulle infrastrutture che non sono stati fatti per decenni", continua Monti condannado "un certo assistenzialismo nefasto" dal momento che "la crescita non nasce nel Mezzogiorno o in qualsiasi altro punto nel mondo con i soldi pubblici pompati in un tubo da cui esce una cosa che si chiama crescita". Proprio per questo, il premier pone tra le sue priorità l'investimento in infrastrutture (dai trasporti alla banda larga al ciclo dei rifiuti) per rendere competitivo il Sud Italia: "Altrimenti è difficile pensare allo sviluppo". Per il governo, il Mezzogiorno è parte determinante della strategia di crescita ed equità. Tuttavia, il Sud nel suo insieme non offre ai cittadini e alle imprese, rispetto ad altre aree del Paese, quei servizi necessari, tanto da creare una "lesione" del contratto sociale.

I toni trionfalistici del premier risultano, tuttavia, immotivati. Se da una parte la Bce ha piegato la linea dura della Bundesbank e della Germania risolvendo (almeno apparentemente) il problema finanziario rappresentato dal continuo innalzamento del differenziale sui titoli di Stato, dall'altra il governo dovrebbe infatti focalizzarsi sullo stallo - per non dire tracollo - dell'economia italiana. "La crescita dipende prima di tutto da un cambiamento di mentalità, cosa che il governo può cercare di favorire" - insiste Monti - La ripresa non la si vede con i numeri ma se riflettiamo è dentro di noi, è alla portata del nostro paese, l’Italia è già ripartita".

In realtà, per favorire la crescita il governo dovrebbe mettere in campo tutta una serie di misure (a partire dalla riduzione delle tasse per arrivare alle liberalizzazioni e alla diminuzione della presenza dello Stato nell'economia) per riuscire a sostenere le imprese e le industrie italiane e permetterle di essere competitive rispetto al resto del mondo.

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